«Vinyls sull'orlo del baratro»
Sei dirigenti lanciano l'allarme: «Un film già visto che può finir male»

L’entrata della Vinyls: tensione e preoccupazione restano alte
MARGHERA.
Il fondo Gita tace, la trattativa per acquisire Vinyls resta al palo e i promessi accrediti per pagare gli stipendi di febbraio non arrivano. Ieri sei alti dirigenti degli stabilimenti di Vinyls hanno firmato un documento in cui parlano di «un film già visto e con gli stessi attori» che stanno portando nel «baratro» lavoratori e impianti.
Secondo il memorandum d'intesa, siglato tra i rappresentanti del fondo Gita al ministero dello Sviluppo nel dicembre scorso, l'ormai prossimo 10 marzo si sarebbe dovuti passare alla firma finale degli accordi (closing) per il trasferimento della proprietà degli impianti del ciclo del cloro di Vinyls Italia di Fiorenzo Sartor e di Syndial (Eni) al Vinyls Group srl, la newco controllata da Gita. Fatto sta che, al contrario, a tutt'oggi l'amministratore unico di Vinyls Group, Giovanni Unali, ha siglato (rinviando la firma formale alla promessa capitalizzazione di 100 milioni di euro) il preliminare con Syndial, mentre con i commissari di Vinyls è ancora lungi dal farlo. Come se non bastasse l'accredito (a titolo di anticipo dell'acquisto delle materie prime nei depositi) promesso da Unali ai commissari di Vinyls non è stato eseguito e in cassa non ci sono soldi per pagare i ratei di stipendio ai lavoratori che alternano giorni di lavoro per presidiare gli impianti a rischio d'incidente alla cassa integrazione. La tensione tra i lavoratori resta, quindi, molto alta e a rischio di nuove esasperazioni. Ieri - mentre sulla torre più alta del Petrochimico continuava il presidio, a 150 metri, iniziato lo scorso 9 febbraio - altri lavoratori hanno bloccato, per protesta, l'auto dell'attuale direttore generale, Diego Carmello, già presidente e amministratore delegato della Vinyls di Sartor e ancor prima di Ineos Italia. A lanciare l'allarme sulla disperata situazione che si sta creando alla Vinyls è arrivato ieri un documento firmato da sei manager, tutti dirigenti di alto livello negli stabilimenti di Vinyls che si trovano a Porto Marghera, Ravenna e Porto Torres. «Nonostante Vinyls Italia sia in commissariamento da quasi due anni - scrivono i sei managers - non si è trovata ancora alcuna soluzione industriale che possa permettere ai suoi lavoratori e alle loro famiglie di vivere in maniera dignitosa e serena». «Tutti dicono che per risollevarci dalla crisi bisogna fare come la Germania - continuano - ma poi quando si parla di pvc, o altre attività chimiche in generale, molti se ne dimenticano», malgrado «le limitate disponibilità sul mercato di pvc e la possibilità di tornare a garantirne la produzione sul territorio nazionale». «Ma ormai il baratro è vicino - ammettono i sei managers - dopo molti e molti mesi di trattative, ipotesi, tentativi di ottenere vantaggi personali, errori strategici, non crediamo che vi sia più tempo da perdere. Per questo pensiamo che il Governo, ed in particolare il ministro Romani, debbano al più presto verificare fino in fondo se le offerte sul tappeto siano realistiche e possano sfociare a breve in una conclusione positiva e che non permettano l'ennesima illusione per i lavoratori, diretti ed indiretti». Con amarezza i sei managers, che ben conoscono l'azienda in cui lavorano da anni con incarichi di alta responsabilità, segnalano che tra i lavoratori «serpeggia sempre più la sensazione di un film già visto con gli stessi attori e le stesse illusioni che potrebbero essere spazzate via dai fatti».
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