Vinyls, la “vergogna” arriva sul Campanile
Dopo la torre del Petrolchimico il campanile di San Marco. Ieri, poco dopo le 17,30 Nicoletta Zago, la stessa operaia che aveva occupato la ciminiera della fabbrica di Marghera e che era stata ricevuta dal papa, Luca Sabbadin e Alessandro Gabanotto sono saliti a novanta metri con l’ascensore confondendosi con i turisti: hanno anche pagato il biglietto di otto euro a testa. A differenza degli altri, però, nello zainetto, avevano un lenzuolo con la scritta «Vinyls, Vergogna!», striscione che hanno esposto all’esterno del campanile.
Hanno spiegato al capo della Digos, Ezio Gaetano, salito dopo qualche minuto con alcuni agenti e vigili urbani, che hanno intenzione di rimanerci per tutta la notte per segnalare la loro vergognosa situazione: da più di quattro mesi non ricevono lo stipendio e neppure la cassa integrazione e molti di loro continuano a lavorare per la sicurezza degli impianti. «Siamo in cassa integrazione dal 2009 e nessuno ci dice come stanno le cose», racconta Nicoletta. «Ci stiamo ammalando fisicamente e mentalmente, siamo stanchi ma non rassegnati. Aspettavamo un incontro al Ministero che è saltato, aspettiamo le istituzioni locali, il Prefetto. Ci devono portare via con la forza. Staremo qua finchè è possibile. Comunque, non ci siamo portati i sacchi a pelo».
Eppure in cima il vento fischia ed è parecchio fresco. «Sapete quanti soldi ci hanno dato in busta paga questo mese, qualche giorno fa? 100 euro, neppure ci paghiamo la benzina per andare e tornare dalla fabbrica» aggiunge Luca Sabbadin. «Pensate che abbiamo dovuto pagare anche una multa all’Agenzia delle entrate», gli fa eco Alessandro Gabanotto, «perché Vinyls ha sbagliato i conti dei Cud».
In Piazza San Marco i tre sono arrivati assieme ad un collega, che però non è rimasto con loro perché deve andare a lavorare, e con il segretario dei chimici Cgil, Riccardo Colletti, che spiega quale sia stata la causa scatenante di questa eclatante protesta: «Mercoledì i tre commissari nominati dal governo, nonostante le promesse di venti giorni fa davanti al prefetto, hanno convocato i lavoratori e hanno illustrato la nuova legge Fornero sugli ammortizzatori sociali, una vera presa in giro».
Poco più di un’ora dopo l’inizio della protesta il primo risultato: dal ministero dello Sviluppo, quello di Corrado Passera, arriva un fax che convoca le parti, compresi i rappresentanti dei lavoratori, per il 16 ottobre alle 15. «Cosa dobbiamo fare», è la reazione di Nicoletta, «a Roma ci siamo andati già tante altre volte, non basta per farci scendere».
Poi arriva l’assessore comunale Antonio Paruzzolo e, intorno alle 19, sale assieme a don Antonio Meneguolo, delegato patriarcale per i Beni artistici veneziani. Il primo conosce alla perfezione le questioni poste sul tappeto dagli operai, il secondo vuole capire che cosa sta accadendo. Prima di salire chiede lumi ai tre dipendenti della Procuratoria in servizio al campanile. Gli spiegano che i tre sono saliti come semplici turisti e che nessuno si è accordo di nulla finchè non hanno steso lo striscione fuori dalla cella campanaria, scritta in rosso che tra l’altro dalla Piazza si scorge appena.
La loro presenza non ha interrotto il flusso dei turisti, che hanno continuato a salire con l’ascensore fino all’ora di chiusura, le 19. Quindi, in cima, a sfidare il vento sono rimasti Nicoletta, Luca e Alessandro, gli uomini della Questura e alcuni giornalisti, anche perché è stato annunciato l’arrivo del sindaco. Prima di Giorgio Orsoni è stato il suo assessore a parlare a lungo con i tre e si cerca di studiare una soluzione, capire come il Comune possa dare una mano a quelle centinaia di suoi cittadini in grande difficoltà. Gli operai, alla fine del colloquio, li ringraziano, ma non sembrano ancora convinti a mollare, dall’altro la Digos non sembra intenzionata a fare pressioni perché scendano. Alle 22,30 Nicoletta Zago, raggiunta al telefono, era inflessibile: «Noi ancora non scendiamo».
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