Vino bio, calzolaio, arte rinasce la Misericordia

Il piccolo locale con il vino biodinamico, il negozio di vestiti e bijoux per mamme e figlie, il calzolaio che ripara scarpe in quello sembra un loft newyorkese, gli abiti da sposa che si stringono per lasciar spazio alla fotografia, la cooperativa sociale dove il riciclo è un'arte che serve al portafoglio e a dare una chance a chi è in difficoltà, il negozio di colori. Poi il panificio, prossimamente un’estetista. Alla Misericordia i negozi chiudono per crisi....e riaprono, senza i “serial souvenirs” che dilagano sulle strade dello struscio turistico: una Venezia che quasi non ti aspetti più di incontrare, dove artigiani, commercianti, esercenti scommettono su una città normale, fatta di abitanti e turisti curiosi e non bulimici.
Ieri è stato giorno di inaugurazioni, in fondamenta. La festa-concerto per l'apertura di “Vino Vero” che attorno a un bancone di cicheti veneziano-toscani, ha riunito un gruppo di amici insieme al «vino biodinamico, agricoltura bio e zero lieviti: tutto meno che standardizzato» della tenuta toscana della famiglia di Massimiliano. Nella sua “vita precedente” il locale era parte del negozio di abiti da sposa sartoriali dello storico Atelier Molin, che dopo 28 anni e 1400 vestiti tutti seta, pizzi e gran maestria sartoriale ha chiuso la sua vita “in bianco” per iniziare quella a colori, della nuova galleria che Annamaria Molin ha voluto per i suoi quadri fotografici: ma un manichino biancovestito testimonia che qualche abito da sposa lo farà ancora. «La crisi, le abitudini hanno cambiato il mondo: lavoravamo con le sete più preziose, avevamo pizzi anche da mille euro al metro, perle di Murano, ora si cerca l'abito a 150 euro su Ebay e i fornitori iniziavano a proporci dure sete Made in China», racconta Anna, che ha trasformato il suo piccolo Ateler in galleria di “visioni di Venezia”: la città immortalatacon la sua piccola portatile in foto trasformate in quadri, tessuti per caftani e borse. Poco lontano il Denis Dittura “El papussa calegher”, orgoglioso «calzolaio figlio di calzolai». Anche lui, nella difficoltà si è reinventato. «Avevo un laboratorio in Rio terà San Leonardo», racconta, «quando l'affitto è diventato di 2500 euro per 30 metri quadrati non ce l'ho fatta più: un giorno sono passato di qui, prezzo e posto perfetti». Una sorta di loft con soppalco mattoni-acciaio dove Denis vende le “papusse” marchio di famiglia e i sandali che fa lui, come le borse in canapa, gomma, pelle: comprese quelle con gli scatti immortalati da Anna Molin e stampati sulla pelle. Da idea nasce idea, vicino al grande, prezioso atelier con sartoria e showroom del costumista Stefano Nicolao, tra i primi ad aver “scommesso” sulla Misericordia. Come - di là del ponte - è una cercezza Macripé: lane, ricamo, nastri. Da gennaio, in fondamenta, ha aperto anche Giulia Torcellani che con il moroso Emanuele Demin gestisce “July”, piccolo negozio di abiti, borse, scarpe, bijoux dove vengono a provare e comprare ragazze e le loro madri. E «Colorama», articoli per la casa e colori di ogni tono e materia, di Delio Baoduzzi in un ex magazzino restaurato. Tra tanti locali storici – dal Paradiso perduto a da Rioba - Luca Peter, ristoratore egiziano da 35 anni veneziano, ha rilevato la Trattoria alla Misericordia e ne ha riaperto il giardino, affidandosi alla vicina cooperativa Laguna fiorita, che si occupa del reinserimento delle persone con ritardo mentale. Da cosa nasce cosa e non è chincaglieria.
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