Villa Heriot, il Comune ha molta fretta di vendere

Il commissario Zappalorto da una parte (alla prima della Fenice) annuncia il prossimo blocco dei cambi di destinazione d’uso degli immobili «da residenziale a ricettivo, perché Venezia ha già troppi turisti, mentre ha sempre meno abitanti che vanno salvaguardati». Dall’altra, però, ha cambiato in fretta e furia la destinazione d’uso di Villa Heriot alla Giudecca: «È consentita la destinazione d’uso “attrezzature ricettive”», si legge infatti nell’allegato alla proposta di delibera 744 del 19 novembre, che si appresta a varare con i suoi poteri di giunta. Ca’ Farsetti ha una gran fretta di vendere ed incassare i 10 milioni di euro che un gruppo alberghiero si è già detto disposto a pagare per il bell’edificio Liberty con affaccio sul canale della Giudecca, tanto che la stessa delibera anticipa la vendita dal 2015 al 2014 del mappale 116, che corrisponde all’edificio oggi occupato dall’Università internazionale dell’Arte.
L’Uia ha una cinquantina di studenti, diploma quindici tecnici del restauro l’anno e non è stata informata dal Comune del fatto che le verrà venduta senza sede. Stralciata dalla vendita - dopo le proteste di quest’estate, quando tutto il complesso di Villa Heriot era stato inserito tra i beni alienabili - la villa accanto, sede dell’Istituto studi per la resistenza Iveser e delle associazioni della Casa della Memoria. Il Comune vuole fare cassa per non sforare nuovamente il patto di stabilità e in delibera il commissario scrive chiaro e tondo: «Villa Heriot presenta caratteristiche per qualità architettonica, stato manutentivo e ubicazione da far ritenere il bene maggiormente appettibile, considerata la tenuta complessiva del mercato immobiliare nella città antica». «Se qualcuno ci trova 10 milioni di euro, benissimo, non vendiamo», commenta il direttore generale, Marco Agostini, «ma non possiamo mandare in dissesto i conti del Comune per l’Uia. Discuteremo per una sua diversa collocazione».
Intanto è protesta e mobilitazione, anche perché di sede alternativa nessuno ha neppure parlato: nel consiglio di amministrazione dell’Uia siedono Fondazione Cini, Ateneo Veneto, Querini Stampalia, Fondazione Levi, che insieme a Iveser e alle associaizoni della Casa della Memoria chiedono al commissario Zappalorto di tornare sulle sue decisioni, fermando la vendita di un bene a destinazione culturale, formativo in un settore economico importante per Venezia come quello del restauro (finanziato con fondi della Regione) e perché ogni decisione in merito sia di un’amministrazione eletta e non di un commissario. Mobilitazione che sfocerà il 6 dicembre in un’assemblea pubblica, con visite e giochi per bimbi. A mobilitarsi anche i genitori della vicina scuola per l’infanzia San Francesco: con Villa Heriot, verrà venduto anche un pezzo di giardino e la palestrina della scuola.
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