Via Piave, affittasi negozio Messaggio solo in cinese

Il titolare orientale di un’agenzia che cura l’affare: «Chiedo 1.300 euro al mese Credo che questa cifra se la possano permettere solo i miei connazionali»
Di Francesco Furlan

MESTRE. «Ho messo il cartello solo in cinese perché credo che l’affitto sia più adatto per i cinesi: sono 1.300 euro al mese, non credo che gli italiani con questa crisi se lo possano permettere. Comunque se lei mi trova un italiano disposto a prendere in affitto il locale non c’è nessuno problema, me lo dica pure che chiudiamo l’affare!».

Luca, questo il suo nome italiano, «ma niente cognome, non cerco pubblicità» è un 38enne di nazionalità cinese titolare di un’agenzia di pratiche in via Monte San Michele, quasi all’angolo con via Trento, nei pressi della stazione ferroviaria. È lui che, all’ex erboristeria “Le buone erbe” di via Piave 53, ha appeso un cartello, in soli ideogrammi cinesi, per annunciare la disponibilità del locale, attualmente vuoto.

Un cartello che ha destato curiosità tra i passanti di via Piave: molti pensavano che fosse stato appeso in lingua cinese direttamente dalla titolare del negozio. E invece è stato Luca, di nazionalità cinese ma cresciuto in Italia dove è arrivato a 8 anni, e che ora sbriga varie pratiche amministrative, facendo da tramite tra la comunità cinese e quella italiana e occupandosi un po’ di tutto, dai ricongiungimenti familiari alle locazioni.

«Risolvo problemi», dice lui. L’erboristeria l’ha presa in affitto da un mese e ora ha intenzione di affittarla a sua volta. Luca è di poche parole, ma non vuole essere frainteso: «Sia chiaro, non è che non voglio affittarlo agli italiani, è che non so quanti italiani oggi possano permettersi un affitto di 1.300 euro al mese in via Piave. Però i prezzi di mercato sono questi, e io cerco di affittare a questo prezzo».

Il negozio, due ampie vetrate, si trova all’incirca a metà della strada. Fino a quando c’era l’erboristeria era uno dei pochi locali rimasti gestiti da italiani. Via Piave infatti è da tempo una delle zone più multi-etniche della città, con i relativi pro e contro, con molti locali e bar di gestori di molte nazionalità. Quella cinese è una delle comunità più presenti.

Pochi giorni fa aveva suscitato curiosità a Padova la decisione di un noto barista, Tony Righetto, di vendere il suo bar di Corso del Popolo con cartello scritto in cinese. «Mi sono deciso di tentare l’affare con i cinesi», aveva spiegato Righetto, «perché in questi tempi di crisi sono gli unici imprenditori del settore che hanno ancora voglia e interesse a gestire i nostri locali, che non vanno più bene come una volta. D’altronde, negli affari, i cinesi non tradiscono mai. Quando prendono un impegno lo rispettano e sono puntuali nei pagamenti».

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