Vesti per Papi e cardinali realizzate da sarti veneti

X (Decima) Regio ha il suo laboratorio a Quarto. La ditta ha realizzato il famoso mantello di Giovanni Paolo II per il Giubileo. Molti lavori anche per Benedetto XVI

Passano giornate intere a decidere colori, composizioni, accostamenti cromatici, ideare un capo dal punto di vista estetico ma soprattutto rendere ogni pezzo unico e diverso dall’altro. C’è chi li considera artisti, ma loro amano definirsi semplicemente artigiani, i quali hanno raccolto mille anni di antica tradizione veneta e fatto della loro passione un mestiere carico di storia, ma sempre in evoluzione. Pochi sanno che X (Decima) Regio, azienda che ha sede in uno splendido casolare immerso nel verde a Quarto d’Altino, ha confezionato, cucito e misurato in questi ultimi vent’anni splendide vesti sacre che fedeli e non, hanno visto in tivù, a volte distrattamente, durante le più famose celebrazioni in Italia e all’estero, degli ultimi papi. Chi non ricorda il coloratissimo piviale (mantello), il più noto - si dice - della storia recente, con il quale Giovanni Paolo II ha aperto, il 24 dicembre 1999, la Porta Santa dando il via alle celebrazioni del Giubileo? Chi non ha in mente la stola ricamata di Padre Pio, utilizzata per la riesumazione del 2007?

Dietro la scuola sartoriale che fa tendenza nel mondo, ci sono tre artigiani, il più giovane ha 36 anni, il più maturo 20 di più, tre uomini le cui origini coprono Venezia, Padova e anche Treviso e che nella vita fino al 1986 facevano tutt’altro, ma coltivavano un sogno. Non amano apparire - per questioni di sicurezza legate ai committenti e alla particolarità del loro mestiere, che glielo impone - e preferiscono farsi chiamare solo con il nome della loro ditta, X Regio. «La nostra è una realtà iconografica», spiegano, «sotto il profilo morale, strutturale ed organizzativo». All’interno della loro “fabbrica” immersa nel verde, lavorano ore ed ore per dar forma e sembianza alle loro creazioni: casule, mitrie, polle, nomi un po’ ostici per i “non addetti ai lavori”, tutto quello che serve per rendere spettacolari e spirituali, intrisi di simbolismi e rimandi, celebrazioni e funzioni religiose, che siano intime, o bagni di folla.

Accanto alla stanza dove lavorano, c’è uno show-room, all’interno del quale sono ordinatamente esposte vesti sacre nuove e indossate. E chi è fortunato ad entrarvi può osservare e sfiorare con un dito uno splendido mantello rosso che fu indossato da Giovanni Paolo II, che presto sarà canonizzato, qualcuno dice già in autunno. «Quest’anno però», indicano, «il colore che va per la maggiore è il nero». Ed ecco allora, modelli di vario lavorato e in tutte le sfumature possibili. I Papi non vanno certo su e giù a Quarto (il laboratorio è rimasto a lungo a Treviso, in zona fonderia), i cerimonieri dei pontefici sì, per una prima interlocuzione. Le misure, quelle le prendono di persona, in Vaticano. Tenendo conto di ogni inclinazione, desiderio e segno del tempo di un Papa, che può aver bisogno che il suo mantello sia più lungo da una parte, più corto da un’altra. «Lavorare con i colori», raccontano, «alla sera provoca uno choc cromatico, perché c’è la saturazione della retina». Per le vesti sacre vengono utilizzati tessuti indiani, shantung di seta di importatori, “tessutacci” li definiscono, ma poi ci sono tessuti che costano anche 700-800 euro al metro quadro e che possono provenire dalle Antiche Setterie Reali di San Leucio di Caserta. Ci sono ditte francesi e c’è il Distretto tessile pratese, che ha regalato il tessuto del famoso piviale di apertura della Porta Santa (che si dice valga due milioni di euro), confezionato da X Regio, che oltre a comperare i tessuti, unica al mondo, crea anche il disegno e lo fa produrre.

Qual è uno dei prodotti di cui andate più fieri? «Il mantello di apertura della Porta Santa. È uno dei paramenti che rimarrà famoso nella storia, come la Sindone, quell’immagine ha fatto il giro del mondo, se chiedi ad un cinese, è quello che ricorda». Il Papa che vi ha dato più soddisfazione? «Giovanni Paolo II, una volta ci ha detto che il piviale gli era piaciuto tantissimo». Quello per cui avete lavorato di più? «Benedetto XVI senza dubbio».

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