Veritas mette l’inceneritore nel cassetto

Scansare l’ostacolo, posticipare la scelta sull’inceneritore, convincere i sindaci della bontà dell’operazione. «L’inceneritore al momento», ha detto ieri il direttore generale Andrea Razzini incontrando i sindaci del territorio, «è meno di un’ipotesi». Cambia l’atteggiamento di Veritas in vista del via libera dei sindaci all’approvazione della vendita del 40% di Ecoprogetto per 22 milioni di euro alla Bioman e alla Sesa, le due società che in Ati (Associazione temporanea di imprese) hanno presentato l’offerta ritenuta migliore. «Il progetto presentato dall'Ati», si leggeva nella relazione inviata da Veritas ai sindaci del consiglio dell’Ente di bacino, «propone di realizzare un impianto di valorizzazione energetica dei rifiuti per la produzione di energia elettrica ed energia termica». Ed è avendo bene in mente questo orizzonte che Veritas ha scelto la Bioman-Sesa, Ati di cui è regista l’imprenditore Angelo Mandato, di Mirano. Una scelta fatta tra le tre arrivate - sono sempre le carte a parlare - perché l’Ati possiede il «know-how e l'esperienza necessari per realizzare un nuovo impianto di valorizzazione energetica».
La cautela di Veritas. Ora che l’argomento è diventato bollente Veritas ha deciso di muoversi con maggiore cautela, togliendo il piede dall’acceleratore. E precisando che l’offerta per la quota di minoranza di Bioman-Sesa non prevede vincoli o impegni per il futuro, e che le proposte di piano industriale - le stesse che hanno fatto dire sì a Veritas - sono solo proposte. «L’unico luogo dove si discute dei piani industriali e delle politiche di sviluppo di Veritas e delle società controllate», ha scritto l’altro giorno in una nota il direttore generale Andrea Razzini, «è l’assemblea societaria». Un passo indietro frutto anche di un confronto dei vertici della società con Ca’ Farsetti - il Comune di Venezia detiene la maggioranza delle quote - e che segna un cambio di rotta rispetto alle scorse settimane quando il presidente di Veritas, Vladimiro Agostini, ai sindaci che gli chiedevano spiegazioni, replicava dicendo che Veritas avrebbe potuto procedere a prescindere dalla loro opinione.
L’incontro di Fusina. Non è un caso che Veritas ieri abbia convocato a Fusina i sindaci con l’obiettivo di far loro vedere come lavora la Ecoprogetto e che cos’è il Css (il combustibile solido secondario, l’ex Cdr), ovvero il rifiuto trattato che oggi finisce in parte bruciato alla centrale Enel Palladio e in parte in alcuni cementifici ma che in futuro, con la progressiva chiusura della centrale, dovrà trovare un nuovo sbocco che Veritas immagina - da qui la scelta della vendita del 40% di Ecoprogetto a Bioman-Sesa - nella riconversione dell’inceneritore Sg31, che verrebbe così adattato per accogliere i bruciare i rifiuti lavorati (Css) prodotti a pochi metri di distanza dalla Ecoprogetto. Ieri, di fronte a circa 30 compresi sindaci e assessori dei Comuni, c’erano il presidente Agostini, il direttore Razzini, e tutto lo staff di Veritas. Per il Comune di Venezia c’era l’assessore Michele Zuin. Rispondendo alle domande dei sindaci Razzini ha spiegato che il progetto dell’inceneritore è solo una proposta fatta dai promotori nel piano industriale. Ha inoltre aggiunto che l’inceneritore non è negli obiettivi di Veritas correggendo così il tono e la prospettiva dei documenti inviati al Consiglio di bacino.
Gli amministratori. È chiaro però, come hanno osservato alcuni sindaci dopo l’incontro, che l’operazione Bioman-Sesa spiana la strada e pone le basi per una possibile apertura dell’inceneritore. Anche perché c’è un interrogativo che resta senza risposta: cosa se ne farà Veritas del Css lavorato da Ecoprogetto una volta che la centrale Palladio non ne riceverà più? La decisione su cosa fare, ha aggiunto Razzini, spetta all’assemblea dei soci di Veritas, e quindi agli stessi sindaci. Per pensarci avranno un bel po’ di tempo.
Commissione. Oggi Razzini sarà in commissione consiliare a Ca’ Loredan dove ripeterà gli stessi concetti. Poi in serata ci sarà il consiglio della Municipalità di Marghera. «Se le cose stanno come le ha spiegate Razzini va bene ma alle parole devono seguire gli atti cui poi seguono i fatti, e noi vogliamo vedere gli atti», spiega il presidente Gianfranco Bettin, anticipando il voto di un documento contrario alla possibile apertura di un inceneritore.
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