Venezia, un corpo dimenticato all’obitorio da tre mesi

Beniamino Soldà deceduto in solitudine a novembre è ancora in attesa del funerale. Nominato un curatore dei beni
Di Nadia De Lazzari

Beniamino Soldà, veneziano, 83 anni, è deceduto lo scorso 29 novembre 2011 all’ospedale civile santi Giovanni e Paolo. Sono passati quasi tre mesi. Ad oggi nessun funerale. La sua salma si trova nella cella frigorifera dell’obitorio dell’ospedale. Dopo il decesso, il Tribunale di Venezia ha nominato un’avvocatessa in qualità di curatore. Ad oggi non c’è il via libera alla sepoltura. Beniamino abitava nei pressi di campo San Giacomo dell’Orio in una piccola casa di sua proprietà. Amici, pochissimi, ricordano le parole pronunciate nella sua abitazione prima che la malattia portasse via le ultime forze: «Sono solo, non ho parenti». I vicini aggiungono: «Ogni giorno telefoniamo in cimitero per sapere la data del funerale. Vorremmo informarci ma non sappiamo a chi e dove rivolgerci. L’ospedale ci suggerisce di contattare la casa di riposo, la casa di riposo ci rimanda all’ospedale. Subito abbiamo avvisato un suo ex collega, poi telefonato in Comune, all’ufficio anagrafe e all’ufficio decessi. Bocche cucite. L’altro giorno abbiamo notato la luce accesa nell’appartamento di Beniamino. Speravamo di leggere il necrologio». Da circa sei mesi l’anziano era ospite nella casa di riposo San Lorenzo che si trova nel sestiere di Castello. Insieme a lui altre 180 persone. Nella residenza la retta varia da 1600 a 2000 euro. Che Beniamino, pensionato bancario, pagava regolarmente. Rattristato e allibito il personale della struttura veneziana evidenzia: «Sono le lungaggini burocratiche che non permettono ancora la sua sepoltura. Non riceveva visite». La malattia aveva minato il suo corpo: «Aveva problemi di sordità, per comunicare con lui scrivavamo su grandi fogli e lui ci rispondeva. Per tutelarlo avevamo avviato la procedura per richiedere al Tribunale ordinario di Venezia l’amministratore di sostegno. Non c’è stato il tempo. Beniamino è morto in solitudine, senza l’affetto di una persona cara o il conforto di una parola amica. Ci stringe il cuore saperlo ancora là da mesi in cella frigorifera». Un infermiere apre la camera ardente dell’ospedale santi Giovanni e Paolo. Nella stanza sono visibili due celle d’acciaio. Su ognuna è appeso un foglio con il nome del defunto. Il corpo di Beniamino giace in quella sinistra. L’addetto spiega: «Si trova qui da ben 80 giorni. In questo periodo non si è mai visto nessuno. Ancora non è arrivata l’autorizzazione. Da parte nostra abbiamo già informato la direzione sanitaria». Allarga le braccia e conclude indicando l’altra cella frigorifera. «Non è l’unica salma, in questa da mesi ne giace un’altra».

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