Venezia. Tutte le bricole controllate sei volte l’anno. Unico modo per evitarne la distruzione

il caso
È giunto circa a metà strada il monitoraggio delle bricole – spesso pericolanti – in laguna, avviato circa un anno fa su indicazione del prefetto da parte del Provveditorato alle opere pubbliche d’intesa con l’Autorità portuale. Sono oltre 50 mila le bricole – cioè i sistemi di delimitazione dei canali formati da tre pali in legno (generalmente di rovere o larice) riuniti tra loro – presenti nelle acque lagunari e molti versano in pessime condizioni per l’azione erosiva del moto ondoso.
Ci si è mossi anche con l’obiettivo primario di prevenire gli incidenti dovuti al galleggiamento di parti distaccate di bricole e alla presenza di pali spezzati sotto la superficie dell’acqua. Di qui il monitoraggio deciso da Provveditorato e Porto anche per evitare onerosi interventi di pronto intervento spesso con il necessario impiego di risorse per le emergenze. Per un importo di circa 76 mila euro è stato affidato a una ditta il monitoraggio di questi caratteristici pali. Il servizio prevede il controllo periodico delle condizioni di ogni singola bricola almeno sei volte all’anno.
Al termine di ogni singolo sopralluogo viene redatto un verbale sulle condizioni degli elementi lignei inviato alle parti, le quali, in caso di segnalata emergenza, intervengono in via d’urgenza ciascuna per le aree di propria competenza. La ditta, in caso di individuazione di punte di palo sommerse, provvede all’immediata messa in sicurezza dei luoghi, mediante posizionamento di apposito gavitello, allo scopo di segnalare il pericolo.
Le Amministrazioni concordano di poter sostituire, in via d’urgenza e date le scarse risorse, le bricole a tre pali con un singolo palo. La ditta incaricata del monitoraggio provvederà subito alla rimozione in galleggiamento, ovvero alla loro messa in sicurezza per il successivo smaltimento presso un’area messa a disposizione dall’amministrazione comunale, tramite Veritas, individuata nell’isola di Sacca Fisola.
Se prima un palo – del diametro di mezzo metro e alto almeno otto metri – una volta piantato, durava almeno cinque anni, si è poi passati ai tre e ora ancora a meno. L’apertura di nuovi canali, lo scavo eccessivo di quelli vecchi, i lavori alle bocche di porto, tutti sembrano aver portato modifiche alla qualità dell’acqua, come anche alla velocità della corrente e infine alla profondità media della laguna, favorendo l’esplosione delle teredini, organismi marini che si nutrono del legno, divorando, letteralmente i grandi pali, la cui vita media si per questo accorciata.
Proprio l’incubo delle palificazioni è finito al centro di un recente studio del Cnr di Venezia che conferma nuovamente la presenza stabile e invasiva anche delle cosiddette teredini egiziane, una tipologia ancor più aggressiva in laguna da una decina d’anni. Per questo un monitoraggio costante delle condizioni di salute delle bricole lagunari è ormai indispensabile e, viste le condizioni progressive del loro deperimento, rischia di essere un lavoro a ciclo continuo. E lo impone anche la sicurezza stessa della navigazione. Il controllo è partito nell’aprile di un anno fa e oggi si è giunti appunto a metà dell’opera. —
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