Il tribunale di Venezia resta senza corrente, testimoni a casa e udienze rinviate
Lo stop alla fornitura elettrica era annunciato da tempo: uffici dei pm e Cancellerie al buio, notebook portati da casa per lavorare. I generatori illuminano i corridoi, le udienze con i detenuti verbalizzate a mano

Corridoi illuminati a giorno, ma computer e telefoni tutti spenti negli uffici della Cittadella della Giustizia, ieri.
Dalla Procura al Tribunale penale, dall’Ufficio dei giudici per le indagini preliminari all’intero Tribunale civile e alla Sezione del lavoro è stato un black out, con il rinvio di decine e decine di cause di tutti i tipi e una piccola folla di testimoni rimandati a casa per l’impossibilità di registrare le loro dichiarazioni nel corso dei processi. E quando si tratta di testi, si parla di persone che spesso perdono una giornata di lavoro, se sono lavoratori autonomi o professionisti.
Un black out annunciato da E-Distribuzione, impegnata in queste settimane nei lavori di raddoppio della potenza energetica della città. Giorno dopo giorno, procedendo per settori, dalle 8 alle 16 l’energia viene tolta, per tornare poi in potenza raddoppiata: da 10 mila a 20 volt nella rete.
Un ammodernamento delle linee certamente benvenuto, ma che ieri in Cittadella ha creato non pochi disagi: i generatori di emergenza installati nel corso della realizzazione del polo giudiziario a Piazzale Roma, infatti, sono sì entrati in funzione, dimostrandosi però del tutto insufficienti per permettere - in caso di mancanza di luce - il proseguimento dell’attività lavorativa della macchina-giustizia.
L’energia è arrivata ad alimentare i corridoi della Cittadella, le possibili “vie di fuga”, ma negli uffici e nelle aule l’attività è stata praticamente paralizzata. O, meglio, per alcuni processi - quelli con detenuti o per la convalida degli arresti - magistrati e personale si sono ingegnati dove e come hanno potuto, mettendo mano alla penna.
Così nel caso di uno stalker condannato a un anno per essersi riavvicinato (mandando in frantumi la vetrata di casa) alla donna dalla quale un provvedimento del Tribunale gli aveva ordinato di stare lontano: condannato e tornato in carcere.
Oppure per il patteggiamento a 8 mesi di un ex sindaco della provincia accusato di esercizio abusivo della professione di commercialista. Nel foglietto del dispositivo scritto a mano, il pubblico ministero in aula ha annotato: «Manca il fascicolo del pm in quanto non si è potuto fare la copia».
Senza energia, infatti, anche le stampanti sono rimaste silenziose ieri. Fatto anche il patteggiamento per direttissima per tre borseggiatori, rimessi subito in libertà. Ma per il resto, per la gran parte del lavoro in aula, ai giudici penali e civili non è rimasto che rinviare le udienze: un processo per ultrà violenti e scontri dopo la partita Venezia-Bologna è stato rimesso in calendario a novembre. Ma del 2026.
Alcune cancellerie ed uffici dei pubblici ministeri (che hanno azzerato la pila dei loro computer personali portati da casa, per poter lavorare) erano letteralmente al buio, rivolte verso nord e con le finestre chiuse dalle inferiate della vecchia manifattura tabacchi ristrutturata a Cittadella di giustizia. Più “fortunati” i giudici e gli uffici rivolti verso il sole: almeno hanno potuto fare gli amanuensi.
Il disservizio era stato ampiamente annunciato: in altre parti della città - nei giorni precedenti - erano stati distribuiti generatori nelle scuole, per non sospendere l’attività. Si pensava che la grande Cittadella della Giustizia fosse autosufficiente, ma si è dimostrato che i generatori di emergenza non possono far fronte al lavoro di un tribunale così grande.
La corrente è tornata poco prima delle 17, a Cittadella ormai svuotata.
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