Venezia, traffico di false camicie Burberry «Made in Turchia»

VENEZIA. Un semplice pacco in arrivo dalla Turchia all’aeroporto Marco Polo, diretto a un destinatario napoletano, ha fatto scattare un’indagine dei finanzieri della compagnia di Tessera e dell’Agenzia delle Entrate, che ha portato a scoprire un canale di rifornimento - uno dei tanti attivi - di merce contraffatta. Camicie e maglie finto-Burberry, in questo caso.
È così ora sotto processo davanti al Tribunale di Venezia il quarantenne napoletano Guglielmo Esposito, accusato di introduzione in Italia di merce con marchi contraffatti. In realtà, si tratta di un processo che potrebbe ben presto essere dichiarato prescritto, pur avendo impegnato a lungo forze dell’ordine, investigatori, uffici giudiziari. I fatti, infatti, risalgono al settembre del 2011.
L’indagine è partita da quel pacco, accompagnato da una dichiarazione doganale per il viaggio di alcune camicie per uomo di cotone, per il valore di 14,40 dollari.
Un pacco grande, per un costo molto basso: così è scattato il controllo. Quando i finanzieri hanno aperto l’imballaggio hanno trovato 40 camicie e 12 maglie con il marchio Burberry. Nell’ambito delle verifiche che ne sono seguite, gli investigatori hanno così contattato la React Italy di Milano, titolare del marchio Burberry e i cuoi esperti hanno confermato a stretto giro di posta la contraffazione della merce, «atteso che lo stile dei prodotti, la fattura, la qualità dei materiali, le etichette, i cartellini e la riproduzione del marchio non corrispondono alle specifiche di prodotto stabilite dalla Burberry Limited».
Per tutta risposta, la difesa ha sostenuto che si trattasse di merce destinata all’uso personale e non alla vendita. Il processo è stato aggiornato all’8 ottobre.
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