Ruba il cellulare al collega e lo ricatta: «Metto i tuoi video sexy on line»

Cameriere di Venezia patteggia due anni e mezzo per estorsione e furto: aveva preso di nascosto il cellulare dell’uomo che lavorava con lui e chiesto 500 euro per la restituzione. Il giudice revoca gli arresti domiciliari

Roberta De Rossi
Il tribunale di Venezia
Il tribunale di Venezia

«O mi dai 500 euro o metto i tuoi video di nudo online». Un becero ricatto sessuale: un’estorsione accompagnata all’accusa di furto, per il codice penale. Tanto che la vittima - esasperata - gli aveva consegnato 400 euro per evitare il peggio. Senza per altro riuscirvi del tutto, visto che qualche suo video intimo era apparso sui social di messaggistica.

È l’accusa per la quale mercoledì 21 maggio ha patteggiato 2 anni e 6 mesi di reclusione V.R, cameriere palermitano residente a Venezia, 24 anni: questa la pena concordata dall’avvocata Anna Rosso con il pubblico mini Giovanni Gasparini e convalidata dalla giudice per le udienze preliminari Benedetta Vitolo, che ha anche revocato gli arresti domiciliari ai quali l’uomo era sottoposto da dicembre, quando venne arrestata in flagranza di reato - il ritiro dei soldi estorti - dai carabinieri.

I fatti risalgono al novembre dell’anno scorso. I due sono colleghi in una delle tante osterie della città. Secondo quanto ricostruito dall’accusa, V.R. si sarebbe accorto che il collega cameriere lasciava il suo cellulare sotto il bancone di servizio e se ne sarebbe appropriato, durante il suo turno di lavoro. Poi lo aveva doppiamente ricattato: prima per restituirgli il cellulare, poi minacciandolo di diffondere sue immagini di nudo, che aveva trovato nella galleria del cellulare.

«O mi dai 500 euro o non solo non ti ridò il telefonino», la sintesi dell’accusa, «ma metto online anche i tuoi video intimi». Minaccia che non era rimasta tale, dal momento che alcuni filmati avevano effettivamente iniziato a circolare su Instagram, Whatsapp, Telegram.

Disperato il cameriere aveva promesso di pagare una volta ricevuto lo stipendio, ma i video continuavano ad apparire. Così ha rotto gli indugi ed è andato a denunciare quanto gli stava accadendo. E d’intesa con i carabinieri è scattata la trappola: dopo aver dato appuntamento a V.R. per consegnargli 400 euro (8 banconote da 50 euro, con numeri di serie trascritti dai militari), si è presentato alla sua porta, seguito dai carabinieri in borghese. Non appena l’ex collega ha incassato il danaro e gli ha restituito lo smartphone, per lui sono scattate le manette con l’accusa di furto ed estorsione. Era il 19 dicembre 2024. Il pm Gasparini aveva chiesto la misura cautelare degli arresti domiciliari e il gup l’aveva concessa.

Mercoledì la questione si è conclusa senza alcun processo, con un accordo tra le parti sulla pena e il risarcimento della parte offesa.

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