Venezia, nuova spiaggia agli Alberoni. «A rischio l’habitat naturale»

Il Wwf si scaglia contro il progetto nell’Oasi all’interno dell’ex colonia Padova. «Si è superato il limite, incomprensibile l’autorizzazione allo stabilimento» 

LIDO. 
Il nuovo stabilimento balneare degli Alberoni all’interno dell’oasi naturale finisce nel mirino del Wwf che ora chiede di fermare i lavori: «A rischio il patrimonio naturalistico». L’associazione ha messo nel mirino il progetto della società Acquarius che, dopo essere stato approvato da Comune e Soprintendenza e pronto ad essere inaugurato entro la fine di giugno, prevede di occupare uno spazio di concessione abbandonato da anni con due diverse fasce d’intervento.

La prima, a ridosso del bagnasciuga, con l’installazione di due file di 20 ombrelloni ciascuna. La seconda, relativa alla zona del chiosco, servizi e gazebo realizzati con materiali sostenibili, si trova invece all’altezza dei Bagni Alberoni e sarà collegata al mare da un sentiero. Ma al nuovo stabilimento è intrecciato anche il progetto di resort di lusso da 120 camere del gruppo Marzotto agli Alberoni. Nei giorni scorsi, il Comune ha infatti rilasciato alla stessa società Aquarius srl - che rappresenta il gruppo vicentino nell’operazione - l’autorizzazione paesaggistica necessaria all’intervento nell’ex colonia marina Padova.

La sezione del Wwf Venezia e Territorio, però, non ci sta: «È evidente che in questa città si stanno superando molti limiti», scrive il consigliere Jacopo Capuzzo a proposito dei rischi per la sopravvivenza della città, e della sua biodiversità naturale.

«Oggi questo limite lo si è superato anche sul litorale dove si sta realizzando questo stabilimento balneare, a fianco dei Bagni Alberoni, sopra le dune, che si erano riformate nell’arco di 20 anni grazie all’evoluzione naturale ed alle misure di protezione messe in atto dal Wwf», continua. Da tempo, l’intera area naturale sconta ritardi burocratici che impediscono alle associazioni di prendersene cura. E così, l’oasi sempre più spesso è vittima di inquinamento e degrado. Per il Wwf, scavi, produzione di rifiuti e occupazione di suolo rischiano di compromettere un habitat delicatissimo. Così come dalla maggior presenza di persone rischia di risentirne lo spazio per fiori e animali (compreso il fratino e le sue aree di nidificazione).

«Non riusciamo a capire», aggiunge la sezione veneziana, «come l’amministrazione comunale di Venezia e la Soprintendenza, che dovrebbe tutelare il paesaggio, abbia rilasciato tutte le autorizzazioni nonostante nostre puntuali obiezioni da noi mosse un anno fa, proprio per il fatto che la zona area Zsc e ZPS è coincidente con uno dei sistemi di dune meglio conservati nell’Alto Adriatico, con habitat importanti ed a rischio di conservazione».

Per questo, la richiesta finale è di fermare immediatamente il progetto: «Non riusciamo a capire inoltre come mai non sia stato abbattuto il vecchio edificio funzionale alla precedente gestione della concessione in questione, in un contesto improprio e dentro le Dune, prima di consumare ancora suolo e costruire un nuovo edificio. Chiediamo di fermare le macchine e regolamentare l’accesso alle dune». —

© RIPRODUZIONE RISERVATA
 

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia