Venezia non è a misura di barca: divieti e vita impossibile per i residenti

VENEZIA. Siamo rimasti pochi. Come lo sono ormai i residenti della città storica. Non sopportiamo di essere chiamati «diportisti». Perché i residenti che hanno una barca tradizionale non sono diportisti. Ma abitanti di una città che vive sull’acqua. E che adesso nega a chi la vuole vivere «dall’acqua» ogni diritto.
Il popolo delle barche protesta e si mobilita. Non ha la forza delle categorie organizzate. Ma non ci sta a scomparire, schiacciato dal turismo e dal business. Ai veneziani che vanno in barca l’accesso alla loro città è praticamente precluso. Non si può passare in certi orari, non si può ormeggiare e scendere a terra. La barca dei residenti «non è prevista».
Sia quella a remi, il sandalo o la mascareta, sempre più rare. O la barchetta a motore. Il cofano o la sampierotta, la topa o la patanella. Risulta solo un intralcio per i motoscafi che vanno veloci.
Rio Novo
Chi ha una certa dose di coraggio può tentare l’attraversamento del Rio Novo. Traffico selvaggio, motoscafi in fila che premono per passare. E sorpassare, nonostante i divieti. L’ultima ordinanza sulle limitazioni, dopo le proteste dei residenti, non ha prodotto granché. Venerdì mattina, ore 11.30. Il rumore e i passaggi sono da autostrada. Si placano un po’ quando i vigili arrivano con il telelaser. Per la barchetta a motore è un viaggio ad altissimo rischio.
Ordinanze
Non si contano le ordinanze firmate negli ultimi anni sul traffico acqueo. L’ultima ordinanza «quadro» è del 15 aprile 2015. Richiama quelle precedenti e le indicazioni del Coses, il Consorzio di ricerca che consigliava già nel 2006 la «limitazione del traffico acqueo».
Limitazioni non ne soni mai arrivate. Il Coses nel frattempo è stato sciolto.

Sensi unici
Uno dei principali rebus da sciogliere per il nostro residente in barca è quello dei sensi unici. Divieti introdotti per limitare il traffico. In realtà le velocità dei motoscafi aumentano, sicuri di non incrociarne altri. Ma i divieti restano. Chi vuole raggiungere il Canal Grande da Nord deve fare un giro molto lungo. Con consumo di carburante e produzione di onde. Il divieto vale per tutti, anche pe r le barchette.
Rialto e ferrovia
Dopo l’incidente del 2013 che causò la morte del turista in gondola tutti reclamano «maggiore sicurezza». Ecco le nuove disposizioni con la limitazione dei passaggi in alcune ore per i taxi e i noleggi. Divieto di affiancamento e di sorpasso. Divieto alle gondole di attraversare. E divieto ai residenti di passare dalle 8 alle 12 sotto il ponte di Rialto né quello di Ferrovia la mattina. le barchette possono diminuire la «sicurezza»
Gli ormeggi
Una delle difficoltà maggiori per chi si ostina ad andare in barca nei rii è rappresentato dagli ormeggi. A San Marco non si scende, le rive sono occupate da gondole e stazi taxi. A Rialto nemmeno. L’altro giorno un operatore del mercato è stato multato, perché aveva legato la barca sulla riva. Non ci sono posti, non ci sono gli anelli (le s-cione in veneziano) dove legarsi. Il vigile multa chi si lega alle colonnine o alle inferriate. Multe anche per «abbandono di natante» a chi osa scendere a terra per fare un acquisto o anche per bisogni fisiologici.
Ospedale e cimitero
Clamoroso qualche caso di veneziani multati perché avevano legato la loro barca per scendere all’ospedale o andare al cimitero.
Anche a San Giovanni e Paolo lo sbarco è precluso quasi ovunque. Barche ormeggiate, topi da lavoro, gondole. A San Michele lo spazio c’è, ma anche qui i vigili multano chi si ormeggia per scendere. «Negli altri posti del mondo davanti al cimitero c’è un parcheggio per la sosta delle auto», dice un residente, «qui non è previsto nulla per chi va in barca».
Il moto ondoso
È diventato quasi un tormentone. Ma ogni giorno che passa il fenomeno si aggrava e non succede niente. Le barche son sempre di più. La gran parte dei passaggi in Canal Grande e nei rii del centro storico è dei taxi e dei motoscafi a noleggio del servizio non di linea.
I controlli
In quasi tutte le ordinanze viene citata la «previsione di estendere a tutti i sistemi di monitoraggio remoto». Significa il Gps o un sistema di telecamere collegate con la centrale. Il sistema Argos, introdotto dal Comune dieci anni fa, si è rivelato inutilizzabile perché mancante dell’omologazione. Il Gps è stato impugnato dalle associazioni dei motoscafisti in nome della privacy. Restano i controlli puntuali con il telelaser.
Controlli che non possono essere continui. E spesso colpiscono proprio i residenti. Che sforano i limiti di qualche km pur senza far onde. E non si possono avvisare via radio. La nuova centrale per il controllo, promettono i vigili, sarà operativa presto all’isola del Tronchetto. —
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