«Venezia, l’esplosione di Airbnb è alternativa al caro alberghi»

VENEZIA. «L’esplosione di Airbnb a Venezia, i prezzi più alti che altrove degli alloggi turistici in laguna e anche le più consistenti percentuali di occupazioni annue non solo rispetto alle altre città turistiche italiane, ma anche europee si spiegano con un “buco” che esisteva, oggettivamente, nel mercato veneziano dell’accoglienza e che questi operatori stanno colmando, anche a scapito degli alberghi, che, non a caso, cominciano a soffrire questa concorrenza. Sta avvenendo lo stesso in molte altre città europee, come ad esempio Utrecht in Olanda».
Il professor Jan Van Der Borg, docente di Economia del Turismo a Ca’ Foscari, che da tempo ha fatto anche della penetrazione in Veneto di un portale delle affittanze turistiche come Airbnb, spiega così gli ultimi dati che indicano una presenza sempre più massiccia e allargata a tutta la città del fenomeno.
«Venezia sconta il fatto di avere un sistema alberghiero ormai vicino alla saturazione, con prezzi molto alti anche rispetto alla qualità media offerta e con la concorrenza della terraferma, con i nuovi hotel, che comincia a montare» spiega ancora Van Der Borg «ed è perciò naturale che in questo contesto il fenomeno degli alloggi turistici si è sviluppato in modo velocissimo, anche grazie a Airbnb. Invece di alloggiare a Quarto d’Altino, Chioggia o Jesolo, per risparmiare, molti turisti preferiscono l’aggio turistico a Venezia, pagando comunque molto meno che in un albergo lagunare».
Van der Borg non demonizza il fenomeno.
«Meglio i turisti che arrivano in un alloggio “promosso” dai Airbnb» commenta «e magari si fermano qualche giorno in città visitandola più a fondo e contribuendo in qualche modo alla sua economia, che i giornalieri mordi e fuggi che non lasciano nulla. È vero anche che, in una certa misura, come sostengono anche diversi residenti, l’alloggio turistico costituisce per alcune famiglie un’entrata aggiuntiva che permette loro di continuare a vivere in una città ormai carissima come Venezia. Sta poi all’Amministrazione mettere un freno al fenomeno e immettere sul mercato anche alloggi che possano essere resi disponibili per i veneziani a pressi accettabili». Il docente di Ca’ Foscari di Economia del Turismo è anche critico sull’equazione “turismo uguale spopolamento” ormai affermata a tutti i livelli da cittadini e associazioni. «Non è, ovviamente, che non veda la relazione tra i due fenomeni» commenta Van Der Borg «ma trovo ipocrita affermare che il turismo è la casa dello spopolamento e dell’esodo dei residenti. Venezia ha cominciato a perdere residenti già dagli anni Cinquanta anche per la perdita progressiva delle sue strutture produttive. La monocultura turistica è nata e si è sviluppata in modo sempre più impetuoso proprio perché ha coperto un vuoto rappresentato dal venir meno delle altre attività produttive di Venezia. La vera emergenza, è pensare a un nuovo modello di città da qui a quindici anni, per capire in che dimensioni muoversi e con quale tipo di scelte. Non mi sembra che sia quello che sta facendo la Giunta Brugnaro che ha scelto il piccolo cabotaggio e sostanzialmente asseconda i processi di trasformazione turistica della città che sono già in atto». —
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