Venezia laboratorio dell’ambiente che cambia “Oceans in Transformation” a San Lorenzo

Nell’ex chiesa ristrutturata è stata collocata un’installazione con 30 video che mostrano lo sfruttamento della Terra 
Interpress\M.Tagliapietra Venezia 27.08.2020.- Open Space San Lorenzo. Installazione video. Venezia.
Interpress\M.Tagliapietra Venezia 27.08.2020.- Open Space San Lorenzo. Installazione video. Venezia.

arte e ambiente

Mai come oggi Venezia è un laboratorio per studiare il complesso rapporto tra uomo e ambiente, le sfide che il futuro ci riserva e i comportamenti che potrebbero mettere a rischio il pianeta. Lo sanno bene scienziati e artisti che hanno lavorato per tre anni e mezzo allo studio commissionato dalla Fondazione Thyssen Bornemisza agli architetti John Palmesino e Ann-Sofi Rönnskog dello studio londinese Territorial Agency.

Oggi i risultati di questo enorme lavoro sono osservabili nella mostra aperta al pubblico Territorial Agency: Oceans in Transformation nella splendida chiesa di San Lorenzo, restaurato completamente dall'ingegnere veneziano Franco Pianon e dall’architetto Gionata Rizzi.

Sotto al soffitto a capriate lignee più grande d’Europa sono stati collocati trenta video verticali che mostrano, attraverso immagini satellitari, quanto stiamo sfruttando la Terra. Per la prima volta gli architetti, utilizzando dati della Nasa, del CNR e di altri centri di ricerca nazionali e internazionali, hanno sovrapposto tutte le attività antropiche che vengono svolte nelle acque: pesca, estrazioni minerarie, passaggio di navi, erosione delle coste, ordigni inesplosi che giacciono anche nei nostri fondali e perfino le zone dei pirati.

Gli schermi formano sette traiettorie che attraversano le acque del mondo e che vengono raccontate da guide che spiegano la mostra. Nella prima traiettoria, dal Mare del Nord al Mediterraneo, c’è anche Venezia. «Territorial Agency ha scelto Venezia proprio come simbolo dei cambiamenti climatici e delle sfide che ci attendono. Tutti conoscono Venezia, questa città incredibile che da secoli vive grazie a un continuo confronto tra uomo e ambiente. Per questo per noi la città ha un ruolo importantissimo» ha detto Markus Reymann, direttore di TBA21 Academy «Adesso che abbiamo di fronte a noi la fotografia di quello che stiamo facendo alle acque che, ricordo, ricoprono il 72% della superficie della Terra, cosa vogliamo fare di tutta questa conoscenza?».

La risposta per gli architetti è di iniziare a guardare il pianeta non come un luogo da usare e da sfruttare, ma come un organismo vivo, sulla scia delle teorie di James Lovelock che chiamò la Terra Gaia. La mostra assume un significato particolarmente importante dopo la rivelazione delle ricerche di Arpav sulle acque della laguna che presenta tracce pesanti di metalli come il cadmio e il piombo, ricordando quanto l’influenza delle attività antropiche può sconvolgere l’equilibrio della natura. La chiesa del 1500, dove in passato si sono cercate invano le spoglie di Marco Polo, è di una bellezza mozzafiato.

«Abbiamo messo tutto in sicurezza e lasciato appositamente che si vedessero gli interventi del passato» spiega Pianon, raccontando i lavori svolti in quella che un tempo era una chiesa per le suore di clausura «L’altare doppio, rarissimo esempio e sicuramente unico a Venezia, risale al 1620 ed è stato fatto da Girolamo Campagna».

Ed è ancora la laguna che diventa simbolo della ricerca scientifica con gli interventi degli scienziati, molti del CNR, come Georg Umgiesser dell’istituto di ricerca veneziano che ha partecipato ai numerosi incontri che si sono svolti durante la quarantena e che sono ancora visibili sul sito di Ocean Space insieme a tanti altri. Tra questi anche tanti artisti, come Pietro Consolandi, milanese ormai trapiantato a Venezia, parte del Collettivo Barena Bianca, che ha ricostruito con la collega egiziana Asmaa Barakat il rapporto tra Venezia e Alessandria, portando alla luce antichi legami e somiglianze tra le due città. —



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