Venezia, la prima imbarcazione interamente “bio” nasce a Marghera. Zero manutenzione, tutta riciclabile

CHIOGGIA. Una barca interamente riciclabile, resistente agli urti, senza necessità di manutenzione e senza vernici antivegetative. A inventare la barca “bio” sono stati due ingegneri navali, Luca Cavallarin, 30 anni di Chioggia, e Andrea Galluppo, entrambi dipendenti dello studio di progettazione Sts (Ship Technical Service) di Marghera, leader nel settore dell’impiantistica e dell’allestimento navale sia nel reparto crociere che in quello dei grandi yacht di lusso.
Il prototipo, già brevettato, sarà testato come imbarcazione da diporto con l’obiettivo di estenderlo poi a tutti i mezzi che girano in laguna per abbattere l’inquinamento.
I due ingegneri si sono laureati nel 2015 a Trieste e si sono ritrovati poi dal 2016 a lavorare per la Sts. «Ci occupiamo di progettazione di impianti navali», racconta Cavallarin, «ma abbiamo sempre avuto il desiderio di costruire una barca per conto nostro e si è presentata la possibilità di farlo lo scorso anno quando Pierfrancesco Dal Bon, ex comandante del Moro di Venezia, ci ha contattati per riprodurre un optimist con un materiale riciclabile».
«Le scuole di vela hanno il problema che usandoli tutti i giorni per insegnare ai bambini, spesso li danneggiano e le riparazioni sulla vetroresina sono difficili, oltre al fatto che a fine vita l’imbarcazione deve essere smaltita come rifiuto speciale e non può essere riciclata. È nato così il progetto 777: abbiamo ridisegnato e riprodotto un optimist in polietilene ad alta densità per testarlo e vedere le criticità nella costruzione. Il polietilene è un materiale sicuramente compatibile con l’acqua, già utilizzato negli impianti di bordo per le tubazioni di acqua potabile».
«A fine 2020 abbiamo presentato ufficialmente ai nostri titolari il progetto, anche se già ne erano a conoscenza e ci avevano lasciato utilizzare i computer dell’azienda per disegnare l’optimist a vela dopo l’orario di ufficio, e hanno deciso di sponsorizzarlo e appoggiarci nella realizzazione di un’imbarcazione anche a motore che poteva essere utilizzata per testare ulteriormente il materiale e ampliarne l’utilizzo in laguna, anche per barche da lavoro».
I vantaggi del polietilene sono molteplici: riciclabilità al 100% con possibilità futura di utilizzare materiale riciclato; alta resistenza agli urti e all’usura; alta galleggiabilità avendo una densità inferiore a quella dell’acqua; bassa manutenzione; eliminazione della pittura antivegetativa; facilità di riparazione; facilità di assemblaggio senza stampi.
«Chiaro che il suo utilizzo anche su barche da lavoro sarebbe ottimale», spiega Cavallarin, «La produzione del prototipo a vela ha richiesto due mesi di progettazione, mentre il prototipo a motore ne ha richiesti 8 per acquisire il know how necessario per poter mandare in costruzione il primo scafo. I costi per la progettazione di due barche e la loro costruzione, il brevetto della prima e la certificazione Ce da parte del Rina per la seconda, l’acquisizione di un motore e la sua installazione sono stati interamente sostenuti dal settore ricerca e sviluppo di Sts».
«Ora stiamo testando il prototipo come barca da diporto in laguna, ma il nostro obiettivo è di far passare alla plastica riciclabile tutte le imbarcazioni della laguna. Stiamo valutando altri materiali plastici riciclabili con finiture migliori per passare anche nel mondo del diporto».
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia