Venezia, la dirigente del Comune caccia la gatta dagli uffici di Mestre

Mentre a Venezia il micio Poldo ha ricevuto coccole e foto da vicesindaco e assessori a  Mestre invece scatta la disposizione per allontanare la gattina che visita la sede di viale San Marco. L’assessora: «Alcuni dipendenti erano allergici»

Mitia Chiarin

Storie di gatti e pubblica amministrazione a Venezia. E comportamenti diversi di qua e di là dal ponte. All’ex scuola Roncalli di viale San Marco a Mestre piomba come un fulmine a ciel sereno la disposizione del datore di lavoro, la dirigente dei Servizi educativi, che dispone misure contro la presenza di un gatto all’interno della sede di lavoro. Le organizzazioni sindacali alla vista della disposizione anti-gatto rispondono con una lettera della RLS che elenca tutta una serie di problemi ben più urgenti del problema del micio a zonzo nelle stanze. Continui blackout al secondo piano per problemi al quadro elettrico; disorganizzazione al parcheggio retrostante con la sosta di auto private; distributori di caffè vicino ai bagni, segnala Gian Piero Bulla nella nota dell’organismo interno di sicurezza sul lavoro.

Ma la disposizione è perentoria: vanno tenute chiuse le porte di ingresso e le finestre per impedire l’accesso dei mici, che forse in zona sono più di uno. E i dipendenti comunali sono invitati anche a far sparire ciottole e contenitori per acqua, latte e cibo, che sono comparsi evidentemente perché a molti comunali la loro presenza è una piccola gioia e non un disturbo. Inoltre va segnalata la presenza dei suddetti felini alla portineria affinché il gatto «sia accompagnato fuori». Insomma agli uffici comunali di viale San Marco la presenza di una bellissima gatta grigia, subito ribattezzata dal personale Ca’ Micia, non è gradita dall’amministrazione comunale.

La stessa amministrazione che invece a Venezia a Ca’ Farsetti ha visto vicesindaco e assessori riservare foto, coccole e onori alla passeggiata di metà settembre, nel bellissimo palazzo veneziano, del gatto Poldo della libreria Goldoni. Lui trattato come un ambasciatore felino in visita mentre la sua simile, Ca’ micia a Mestre si trova porta e finestre chiuse per disposizione dirigenziale. La sua cuccia all’ex Roncalli è fuori dalla vista dei visitatori con la ciotola d’acqua e il cuscino posizionati da dipendenti che evidentemente amano la sua presenza, seppur randagia, e la curano come possono. Anche perché tanti studi evidenziano che lavorare con un animale in ufficio è un modo perfetto per combattere lo stress. Ora qualcuno pensa ad una raccolta di firme per consentire a Ca’ Micia di gironzolare o infilarsi nei cestini degli uffici. Chissà che il veneziano Poldo interceda per lei e le conceda un atto di clemenza. 

A stretto giro di posta la risposta dell’assessora alle Politiche educative, Laura Besio.

«La spiegazione è più semplice di quanto si immagini: si sono verificate da parte di alcuni dipendenti segnalazioni di difficoltà “respiratoria”, riconducibili nella sintomatologia alla convivenza con animali domestici».
«Questo contesto, degenerato in episodi di personale costretto addirittura a ricorrere a farmaci contro gli attacchi d’asma, ha imposto un intervento d’urgenza».
«Appurata la presenza di animali di piccola taglia in maniera non esattamente sporadica, considerate le ciotole di cibo e i contenitori per l’acqua individuati, la priorità era garantire la tutela della salute. Nulla di difforme dal t.u. sulla salute e sicurezza sul lavoro».
«Mi sorprende di più la meraviglia e la derisione della Rls di fronte a un tema che ha scomodato addirittura un legislatore».

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