Venezia, il giallo di Sissy: il giudice ordina di riaprire le indagini

VENEZIA. Nuove indagini sul caso della morte di Sissy Trovato Mazza, l'agente di Polizia penitenziaria del carcere femminile della Giudecca trovata agonizzante in un ascensore dell'ospedale civile di Venezia, un colpo di pistola sparato alla testa. Era morta mesi dopo, il primo novembre 2016. Per la Procura di Venezia si è trattato di suicidio, tanto da chiedere l'archiviazione del caso per ben due volte. Ma la giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Venezia Barbara Lancieri ha nuovamente respinto la richiesta, accogliendo quella di nuovi approfondimenti avanzata dalla famiglia, per non lasciare nulla di intentato e cercare di dare risposta ad ogni dubbio.
In particolare, la gip ha chiesto alla pubblico ministero Elisabetta Spigarelli di approfondire due aspetti sollevati dai legali della famiglia, gli avvocati Pini e Albanese, e dal loro consulente, l'ex generale dei Ris Garofano. Da una parte, sentire una agente collega di Sissy, A.Q., che secondo la sorella di Sissy sarebbe a conoscenza di un tentativo di abuso sessuale tra agenti, che Maria Teresa Mazza aveva minacciato di denunciare: per la famiglia della giovane, sarebbe stata vittima di una trappola, attirandola al Civile.
Dall'altra, la scena del crimine. Secondo la ricostruzione del generale Garofalo – ricorda la gip - si ipotizza che l'omicida si trovasse nell'angolo destro della cabina e abbia esploso da lì il colpo che ha ucciso Mazza. Il corpo dell'assassino avrebbe coperto il diffondersi del sangue sulla parete.
Ad anni di distanza sarà difficilissimo trovare tracce a riguardo, ma la giudice ha chiesto alla Procura di provarci. La Procura, da parte sua, è certa che si sia trattato di un suicidio: Sissy era stata incaricata di accompagnare una detenuta all'ospedale civile solo la mattina, le telecamere dell'ospedale la mostrano sempre da sola nei corridoi e mentre va verso l'ascensore, nessuno ha visto alcun sospetto allontanarsi dal reparto dopo la terribile scoperta e risulta difficile ipotizzare un omicidio premeditato confidando sul fatto che - al momento dell'apertura delle porte - non ci fosse alcun testimone.
Il caso, per ora, resta aperto: come chiedeva la famiglia di Sissy.
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