Venezia dà l'addio a Longo, il sindaco della stagione del compromesso storico

All’età di 96 anni è scomparso l’ex primo cittadino veneziano dal 1970 al ’75 e per cinque anni anche senatore della Repubblica, dal 1976 al 1980

VENEZIA, Se ne sono andati a poche settimane di distanza due dei sindaci veneziani più significativi tra gli anni ’70 e gli ’80, che si erano passati il testimone.

Prima, a fine novembre, Mario Rigo e ora Giorgio Longo, di cui il primo fu vicesindaco e poi prese il posto. All’età di 96 anni infatti è scomparso l’ex primo cittadino veneziano dal 1970 al ’75 e per cinque anni anche senatore della Repubblica, dal 1976 al 1980. Anche il sindaco che aveva poi raccolto da Rigo il testimone di primo cittadino, dal 1985 all’87, Nereo Laroni, socialista come lui era scomparso pochi mesi fa, a luglio.

Longo aveva continuato a vivere a Venezia, nella sua casa di Cannaregio, pur continuando a seguire a distanza le vicende politiche e religiose della sua città. Longo è stata una figura importante all’interno della Democrazia cristiana, il partito cattolico che ha governato la città nel Dopoguerra.

Aveva anticipato in laguna il laboratorio politico nazionale, il compromesso storico e il dialogo tra Dc e Pci che sarebbe arrivato poi con Aldo Moro, riuscendo ad approvare i Piani particolareggiati con l’astensione in consiglio comunale del Partito comunista. Anche se Longo, intervistato di recente assieme ad altre 30 figure politiche chiave di questo periodo dalla Fondazione Pellicani, ha sottolineato che il voto non era stato pensato per aprire una nuova fase politica ma solo per rendere utilizzabili i finanziamenti previsti dalla Legge speciale e non rischiava di perderli.

Frequentava ancora l’ambiente cattolico - era stato al tempo molto vicino al Patriarca e poi papa Albino Luciani - e si teneva molto informato sulla politica di oggi.

Era nato, con Longo a Venezia, primo assessorato in Italia all’Ecologia affidato al repubblicano Antonio Casellati, durato purtroppo solo pochi mesi. Un’altra scelta innovativa e avanzata per i tempi, era stata quella del cosiddetto mini-compromesso storico, ossia un voto congiunto delle forze del centro sinistra e del Pci per attuare appunto i piani particolareggiati nel dicembre del 1974, atto fondamentale per dare concretezza alla Legge Speciale approvata l’anno prima.

Una vicenda che all’epoca suscitò molto scalpore, guadagnando le prime pagine dei giornali nazionali, ma anche ampia attenzione di alcune testate straniere come Le Monde. Giorgio Longo pagò però un prezzo politico importante per questo compromesso storico ante litteram, compiuto a Venezia: il segretario politico della Democrazia cristiana dell’epoca, Amintore Fanfani, impose infatti che il sindaco Longo non fosse inserito come capolista alla elezioni amministrative.

Si trattò dell’ultima esperienza del centro-sinistra veneziano prima che la consacrazione del Pci a primo partito veneziano e la concomitante crescita del Psi alle elezioni del 1975 portasse a una giunta monocolore rossa, con il socialista Mario Rigo - già appunto vice di Longo - sindaco, e il comunista Gianni Pellicani suo vice, sostanzialmente riconfermata cinque anni più tardi.

Longo, in occasion e dell’approvazione della Legge speciale, sostenne con forza che la città non doveva essere considerata un museo, ma bisognava pensare innanzitutto ai suoi abitanti.

E quando Indro Montanelli propose di affidare Venezia all’Onu e all’Unesco, con uno Statuto speciale che ne garantisse la natura e la governance sovranazionale, «perché la Serenissima appartiene al mondo», Longo lo querelò, anche se con la sua proposta-provocazione Montanelli voleva sottolineare l’eccezionalità di Venezia e la sfiducia nei politici e amministratori italiani. —

E.T.

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