Borseggi, è allarme impunità: «Furti continui, nessuno va più in cella»
Da Santa Lucia a San Marco la preoccupazione delle categorie. Coppia americana scippata di 8 mila dollari vinti alla lotteria sulla nave

La tecnica essenziale, il tocco impercettibile delle dita nella borsa o nello zaino, è la stessa da migliaia di anni. Cambiano le leggi, in compenso, e sulla scorta di queste anche tutti gli altri comportamenti del ladro, che oggi vive una stagione di consapevole impunità e che, di conseguenza, si scopre ogni giorno più arrogante, più aggressivo.
«Non dico di fare come una volta, mano tagliata e appesa al collo, ma tra quegli estremi e il disastro di adesso deve esserci una via di mezzo, oppure tra un po’ qualcuno finirà per fare un gesto di troppo».
Lo dicono le guardie giurate della stazione, che si sentono impotenti ad ogni biglietto che viene loro mostrato di sfuggita - spesso dagli stessi criminali - ma il sentimento è condiviso da tutta la città, esasperata a ogni livello dagli assalti continui dei borseggiatori.
Con l’esplosione della bella stagione la guerra tra veneziani e tagliaborse entra nel suo periodo più teso, e certo la recentissima scoperta della complicità di qualche bottega storica negli affari dei delinquenti non ha aiutato.
«Le comitive di turisti non fanno in tempo a sbarcare che subito vengono aggredite, ogni calle stretta è zona di caccia grossa, ormai abbiamo visto di tutto: ospiti furibondi, in lacrime, increduli. Pochi giorni fa una coppia di americani si è scoperta alleggerita di ben ottomila dollari: li avevano appena vinti nella lotteria della nave, neanche il tempo di mettere piede a Venezia e già non li avevano più».
Dalla reception dell’hotel Saturnia & International, in calle larga XXII marzo, Gianni e Zoe Serandrei si dicono esasperati: «Gestiamo questo posto da generazioni, ma a memoria non c’è mai stata una situazione del genere. E certo, la colpa è anche delle categorie, delle tante realtà che non riescono a mettersi d’accordo, ma soprattutto è un problema di leggi».
Le forze dell’ordine cercano di svuotare il mare con il cucchiaio: dall’inizio dell’anno solo la polizia locale ha fermato oltre 65 ladri - di media uno ogni due giorni - e solo due sono rimasti in cella, perché avevano aggredito le loro vittime, passando dal furto alla rapina.
Tanto è difficile tradurre quegli arresti in pene reali che, ormai, i pubblici ministeri di turno faticano persino a dare la convalida: è il caso della ladra bloccata pochi giorni fa dai vigilantes che sorvegliano gli imbarcaderi di Santa Lucia.
Ci sono tagliaborse minorenni - anche sotto i 14 anni, neppure imputabili - ci sono le donne in gravidanza, ma grazie alla legge Cartabia anche queste vecchie strategie per evitare la prigione non servono più e in città si moltiplicano gli uomini e le borseggiatrici di comprovata esperienza.
«Ormai lo sappiamo tutti come funziona: se la parte offesa non si presenta in aula il fatto viene archiviato. E quale turista straniero resta in città trenta giorni, ovvero i termini a difesa che ogni avvocato può richiedere?».
Per farsi dare una lezione di procedura penale, ormai, basta chiedere alla banconiera del bar Foscarini, all’Accademia: «I turisti pagano il conto, attraversano il ponte e lì, tra una foto ricordo e l’altra, vengono ripuliti. Poi si ripresentano qui, disperati, sperando di aver lasciato il portafogli da qualche parte tra il tavolino e la cassa, ma non è mai così».
Ai binari dei treni i due sorveglianti privati scuotono la testa, sconfitti: «Hanno messo i cordoni di sicurezza, si passa solo con il biglietto, è vero. Ma quanto costa un viaggio da qui a Mestre? Senza contare che noi non siamo controllori, non possiamo verificare la validità del titolo di viaggio».
Insomma, al ladro di turno basta pagare tre euro e magari ci tira avanti pure una settimana. «Abbiamo la pistola al fianco, ma tanto mica la possiamo usare. Sarebbe meglio una bomboletta di spray al peperoncino. E magari un manganello, ma non per colpire, solo per tenere a distanza: qui i criminali sono sempre più aggressivi, sanno che non possiamo far loro niente».
E sono tanti, tantissimi: «Sono appostate dietro alla Fenice, le vediamo lì dalla mattina, aspettano le comitive», confermano i negozianti di San Maurizio, «La sera calano sui gruppi come rapaci. E chi le ferma?».
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