Venezia, addio alla scrittrice Anna Vanzan

Laureata in lingue orientali, la nota islamologa scomparsa a 65 anni si è occupata di paesi islamici e in particolare di donne e di genere. 

VENEZIA. La scrittrice e islamologa Anna Vanzan, nata nel 1955 a Venezia, è scomparsa il 23 dicembre. Si era laureata in Lingue Orientali a Venezia e aveva un dottorato in studi sul Vicino Oriente ottenuto all’Università di New York.

Per anni si è occupata di paesi islamici e in particolare di donne e di genere. La sua ricerca, spesso sul campo, è stata importante anche per il modo in cui dall’Italia guardiamo all’Iran e agli altri paesi dai quali scriveva, e quindi per combattere l’idea che tutti gli uomini nei paesi a maggioranza musulmana debbano essere necessariamente misogini, mentre le donne sarebbero incapaci di ribellarsi allo status quo.

Lo faceva fornendo testimonianze e spunti, sia nell’insegnamento, sia attraverso libri e decine di articoli per riviste come Afriche e Orienti, di cui era co-fondatrice, Altre Modernità, Quaderni Asiatici, Dep - Deportate, Esuli e Profughe e per altre prestigiose riviste internazionali. Come traduttrice, nel 2017 aveva ricevuto il premio alla carriera del nostro Ministero della cultura per il lavoro di traduzione dal persiano e la diffusione della cultura persiana in Italia.

Per Ediesse, la casa editrice della Cgil, aveva pubblicato con la collega arabista Jolanda Guardi “Che genere di Islam”, in cui raccontava il rapporto tra Islam e omosessualità e transessualità partendo dall’analisi dei testi sacri (Corano e hadith, ossia la vita di Maometto) e arrivando ai giorni nostri facendo riferimento anche a fonti letterarie e artistiche.

Vanzan era infatti appassionata di cinema e di poesia e non mancava di citare opere d’arte nei suoi testi. In una recente intervista al Manifesto, ad esempio aveva spiegato con parole semplici come la diffusa abitudine occidentale di addossare ai paesi arabi buona parte della responsabilità dello stato delle cose - convinzione che sfocia in autentica islamofobia - avesse un corrispettivo in Iran, dove è costume indicare l’Occidente come la ragione principale per cui le cose non funzionano. Per dire che le teorie del complotto esistono ovunque, cambiano solo i protagonisti.

Ne aveva parlato a Farian Sabahi citando la letteratura, in particolare il best seller Mio zio Napoleone, la cui traduzione è sua. In questo momento l’Iran vive una situazione molto difficile perché oltre alle tensioni sociali (sono stati uccisi Mohsen Fahrizadeh, scienziato ai vertici del programma nucleare, e il giornalista Ruhollah Zam) l’Iran è uno dei paesi più colpiti dalla pandemia (30 mila decessi accertati), e le sanzioni imposte dagli Stati Uniti colpiscono sia il settore finanziario, sia altri prodotti, rendendo più difficile l’approvvigionamento di attrezzature e medicinali per combattere il Coronavirus.

L’attività accademica e la capacità divulgativa di Anna Vanzan facevano di lei una figura-ponte tra le culture e perciò mancherà a molti. L’Istituto Culturale dell’Iran a Roma le tributerà un omaggio. probabilmente in gennaio, mentre sul sito Diruz.it si può già rivedere un incontro sui femminismi condotto dal giornalista e scrittore Antonello Sacchetti.

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