Velodromo a Treviso ma Jesolo non molla «Saremo noi a farlo»

L’accordo tra la federazione ciclistica e Spresiano non ha scoraggiato investitori e politici: i soldi ci sono
CRUCCU - DINO TOMMASELLA - JESOLO LIDO - PRESENTAZIONE VELODROMO- VEDUTA ESTERNA E INTERNO
CRUCCU - DINO TOMMASELLA - JESOLO LIDO - PRESENTAZIONE VELODROMO- VEDUTA ESTERNA E INTERNO

JESOLO. Treviso si aggiudica il secondo velodromo coperto italiano dopo quello di Montichiari (Brescia). Ora Jesolo vede allontanarsi l’ipotesi di una struttura simile alle spalle del lido, nei pressi della rotatoria Frova, investimento di un gruppo veronese pronto a mettere sul piatto 30 milioni di euro. Il testa a testa Jesolo-Treviso durava da anni e si sa che il governatore Zaia guardava con più convinzione alla Marca, anche per la grande tradizione delle due ruote. Con il passare del tempo anche il consigliere regionale ed ex sindaco Francesco Calzavara si è avvicinato alla posizione di Zaia. La convenzione-concessione è stata firmata da un notaio romano tra il presidente Fci, Renato Di Rocco, e il presidente di Pessina Costruzioni, Massimo Pessina. Chiuso l’iter burocratico, che ha permesso alla Federazione di individuare la società in grado di progettare, costruire e gestire l’impianto di Spresiano.

Il velodromo trevigiano avrà le caratteristiche di un impianto di categoria 1, con capacità fino a 6.000 posti e sarà idoneo a manifestazioni quali campionati del mondo e competizioni olimpiche. Previsto un finanziamento pubblico e secondo le norme della finanza di progetto. I tempi dell’accordo prevedono 9 mesi per la progettazione e 18 mesi per la realizzazione. I lavori dovrebbero iniziare a fine 2017 per concludersi entro la primavera del 2019, in tempo per la preparazione in vista delle Olimpiadi di Tokyo.

Il sindaco Zoggia è perplesso: «Per noi questa non è una bella notizia, ma crediamo che Jesolo sia ancora in corsa e potrebbe farcela in volata. Sarebbe una grande struttura per noi, polivalente, per nulla in concorrenza con il palaArrex».

Dello stesso avviso Nicola Manente di Forza Jesolo che è tra i più convinti sostenitori del velodromo a Jesolo, considerando il ciclismo su pista uno sport in ripresa e un volano per la città. Con lui Maurizio Pivetta della Jesolo Team 88, società ciclistica: «Jesolo perderebbe un’infinità di eventi a favore di Treviso se il velodromo si farà nella Marca, e poi sul litorale godrebbe di finanziamenti privati e non pubblici che servono per altre emergenze». Ma c’è chi di velodromo a Jesolo non vuol sentir parlare. «Mi sembra la solita sparata», dice Rodolfo Murador della lista Sinistra per Jesolo, «un’idea di Manente, ciclista amatoriale che voleva coinvolgere la Jesolo 88 come responsabile del settore tecnico sportivo di uno sport morto e sepolto. Molti ci hanno riso sopra. Ora Valerio Zoggia, in preda all’horror vacui determinato dallo sfaldamento del Pd, ha bisogno dei voti di Manente e deve “pagarli”. Più inquietante la parte legata alla logica degli affari. Jesolo, per i signori della maggioranza e per quelli dell’opposizione, è fondamentalmente un territorio da sbranare. Il velodromo infatti prevede l’area commerciale, ovviamente. Il business è lì. Per cui siamo alle solite: si spacciano opere innovative (si pensi a Zaha Hadid), per far cassa. L’ennesima offesa al commercio del lido, che, incredibilmente, tace».

Giovanni Cagnassi

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