Vega lascia Codognotto trenta lavoratori a rischio

SAN STINO. Vega supermercati lascia il polo logistico Codognotto: una trentina i lavoratori a rischio. Questa mattina i dipendenti sciopereranno davanti al centro commerciale Vega a Olmi di San Biagio di Callalta. Da tre giorni i dipendenti della cooperativa New Service sono in assemblea in cerca di risposte sul loro futuro.
Il polo logistico di San Stino, inaugurato in pompa magna tre anni fa, appartiene al Gruppo Codognotto di Salgareda ed è affidato alla gestione della cooperativa New Service. Il sito gestisce la logistica della merce di vari gruppi, fra i quali Vega supermercati per la quale sono impiegati una trentina dei sessanta lavoratori, tra contratti a tempo indeterminato e interinali, della coop.
Lunedì i lavoratori hanno ricevuto la notizia della chiusura dell’intero reparto dedicato a Vega, che ha annunciato di non volersi più avvalere di Codognotto ma di volersi affidare alla Daeffe srl di Mogliano, spostando tutto il traffico in un nuovo magazzino a Bonisiolo, vicino Marcon, da novembre. La trentina di lavoratori della New Service che ad oggi hanno lavorato per Vega rimarranno quindi senza lavoro, qualcuno addirittura anche dopo 18 anni di servizio. Molti dei lavoratori sono impiegati storici: hanno iniziato a lavorare nei magazzini Vega di Olmi, passando poi per il polo di Salgareda e da tre anni sono a San Stino.
«La cosa grave», dice Marcello Salbitani della Filt Cgil, «è proprio che non sia stato almeno proposto ai dipendenti il trasferimento a Bonisiolo. La società Vega – per ora– ha detto che non è disposta a far assumere dal proprio operatore gli attuali addetti’se non in ordine di qualche unità».
Oltre il danno ai lavoratori presenti, il sindacato teme anche una precarizzazione ulteriore di un settore, quello della logistica, dove troppe cose non funzionano come dovrebbero. «Abbiamo saputo che per il nuovo sito lavorativo sono già da tempo partiti i colloqui per assumere circa 40 persone, ma tramite agenzia interinale», osserva Salbitani, «Non vogliamo che questo sia un ennesimo esempio di precarizzazione al massimo ribasso, irrispettoso delle leggi sugli appalti e volto solo a schiavizzare ulteriormente le persone». La Filt è pronta a chiedere l’attivazione di un tavolo presso l’unità di crisi in Regione. —
Claudia Stefani
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