Uno psicologo per chi perde il lavoro

Prima arriva la vergogna di non avere più un posto di lavoro e oltre 45 anni, un’età difficile per il mercato del lavoro e di essere “mantenuto” da un misero assegno di disoccupazione o di cassa integrazione.
Poi arriva la rabbia di vedere la propria vita sconvolta e senza più un futuro che presto di trasforma in una disperata sofferenza interiore, una forte depressione che viene facilmente scaricata all’interno del proprio nucleo familiare e contro se stessi. Perdere il posto di lavoro può essere un problema dai risvolti sociali per il crescente numero di disoccupati o cassintegrati senza più un reddito sicuro, ma è anche un dramma psicologico che se non viene affrontato con l’aiuto degli altri può degenerare in una vera e propria malattia che nessun psicofarmaco può guarire ma solo aggravare. Da questo punto di vista in provincia di Venezia c’è una vera e propria “bomba sociale pronta ad esplodere”, con oltre 2 mila lavoratori licenziati negli ultimi quattro anni dalla aziende veneziane in crisi e i circa 1.200 lavoratori in cassa integrazione straordinaria da uno o più anni e destinati a ingrossare le fila dei disoccupati. Per questo la Cgil veneziana, insieme al dottor Massimo De Felice del Centro Antimobbing, al Telefono Donna e a due psicologi padovani - il professore di psicologia sociale all’Università di Padova Adriano Zamperini e Maria Luisa Menegatto esperta in psicologia clinica e comuninaria - ha realizzato sei incontri con una decina di “lavoratori in difficoltà” e ora lancia l’idea di creare un Gruppo Permanente di sostegno psicologico, di formazione professionale e di ricerca di una nuova occupazione. Un vero e proprio “sportello” dell’Osservatorio Benessere della Cgil a cui si potranno rivolgere i lavoratori disoccupati o cassintegrati che decidono di farsi aiutare per superare nel miglior modo possibile un momento molto difficile e delicato della loro vita. Del resto il percorso previsto dalla legge italiana sugli amortizzatori sociali per la formazione e riqualificazione professionale dei lavoratori espulsi dalle aziende in crisi, non funziona, anzi - come ha detto il segretario della Cgil veneziana, Roberto Montagner - in realtà «i corsi di formazione servono più a chi li organizza che a coloro che li dovrebbero frequentare ».
«Per arginare i gravi danni umani causati dalla perdita del posto di lavoro esistono strumenti economici e di orientamento professionale che funzionano poco e male» ha aggiunto Teresa del Borgo, della segretaria Cgil, presentando ieri l’iniziativa insieme ai psicologi «mancano, purtroppo, le iniziative che nascono per il sostegno e di accompagnamento della persona disoccupata, in cassa integrazione o con un’occupazione precaria che puntino a tutelare la salute psicofisica e indirettamente al benessere dei familiari. Abbiamo quindi deciso noi di organizzare dei primi incontri con lavoratori in difficoltà, funzionali al sostegno psicologico ma anche alla capacità di ritrovare una equilibrio personale per rimettersi in gioco e trovare, se necessario, una nuova professionalità e reinserirsi, comunque, nel mondo del lavoro senza perdere la propria dignità. Ma per fare tutto ciò abbiamo bisogno di coinvolgere anche le istituzioni e gli enti pubblici esortandoli a sostenere iniziative che possono prevenire drammi sociali e individuali ancora più gravi di quelli che già stiamo attraversando». Esperienze del genere non ce ne ono molte in Italia, qualcosa si è fatto nell’interland di Milano, ma non basta. Per il psicologo Adriano Zamperini i tre “nemici”principali da battere per strappare dalla depressione i lavoratori in difficoltà e aiutarli finchè non trovano una nuova collocazione lavorativa, sono «il senso di sconfitta, la rassegnazione e l’apatia che crescono nella grande indifferenza generale e possono avere ripercussioni devastanti» .
«A chi la subisce non basta dire che la crisi passerà» ha detto ancora Zamperini «queste persone, invece, hanno bisogno di essere ascoltate, di condividere le loro ansie con altri nelle loro stesse condizioni e di trovare la forza di ricominciare ritrovando la propria identità e possibilmente un nuovo lavoro».
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