Una sala per i film di qualità sopra il "buco"

VENEZIA. A quattro mesi dalla Mostra del Cinema, al via dal 31 luglio, la Biennale di Venezia cala un paio d'assi che, almeno in un caso, gettano acqua su possibili o vecchie polemiche di scarsa presenza del cinema italiano.
Varando il nuovo regolamento della Mostra, diretta da Alberto Barbera, la fondazione presieduta da Paolo Baratta sana la questione del 'buco', lo scandaloso “buco nel terreno costato decine di milioni di euro, a fianco del Palazzo del Cinema al Lido, coperto dal Comune di Venezia, usando il piazzale per erigere una struttura da 450 posti, pronta ad aprire le porte anche al cinema italiano che sa unire qualità e pubblico.
Nella nuova sala sarà accolta la seconda edizione di "Cinema nel Giardino", una sezione non competitiva che prevede una selezione di opere, anche di diverso genere e durata, che potranno essere accompagnate da incontri con autori, interpreti, personalit del mondo dell'arte e della cultura. La novità sarà il 'focus' dedicato al cinema italiano; a quei film che, come una 'saldatura', sanno unire qualità, aspettative del pubblico e critica. E a titolo di esempio, nel corso della presentazione del nuovo regolamento, è stato citato 'Perfetti sconosciuti' di Paolo Genovese.
L'idea - hanno sintetizzato Barbera e Baratta - di offrire al cinema italiano "uno spazio un po' più ampio", un modo per mostrare "che non abbiamo alcun pregiudizio su un film che guarda al pubblico se di qualità" dice Barbera, sottolineando che oggi in Italia si producono troppi film "ed è una scelta strategica sbagliata". Quello di cui ha bisogno il cinema italiano, poi, "è una mano per la promozione internazionale" e la Biennale è pronta. Nessun cambio di registro o criterio comunque per quanto riguarda la selezione per le sezioni a concorso: italiano o straniero non si fa distinzione. E la media dei film da selezionare per la kermesse dal 31 agosto al 10 settembre, da qualche anno si aggira sui 1800-2000 titoli, a testimonianza della settima arte in ogni angolo del mondo.
L'altra novità riguarda la voce 'mercato'. Esclusa la possibilità di competere con le altre grandi realtà internazionali - non ci sono le condizioni e, soprattutto, gli spazi per farlo - la Biennale lavora su un terreno 'intermedio' che mette in rapporto progetti 'chiusi' che hanno bisogno di una piccola spinta economica per diventare realtà con operatori commerciali, a più ampio spettro. Da questo nata 'Venice Production Bridge', lungo una linea cara a Baratta sullo spirito di 'Biennale College' già presente in altre discipline ("il nostro sguardo alle energie che generano" e poi "aspetto di vedere in Mostra l'opera seconda da autori che hanno esordito con Biennale College" ha detto Baratta). Un progetto che stavolta vuole farsi aiuto per una quarantina di progetti allo stadio finale di sviluppo e finanziamento per trovare quel fondo in più che permetta di passare alla produzione. Progetti che, prima di essere presentati a quella che appare una evoluzione nel cambiamento dell'esperienza di 'Venice Film Market' avviata nel 2012, saranno selezionati da un apposito team di esperti in giro per il mondo.
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