Un traffico di droga tra Jesolo e Mestre Sequestrati sette chilogrammi di cocaina

Una partita di droga proveniente da Spagna Olanda Albania smerciata tra Mestre, Jesolo e l’hinterland in grado di fruttare centinaia di migliaia di euro, creare dipendenza tra i giovani e moltiplicare i proventi. Mobilitati 80 agenti coordinati dalla squadra mobile di Venezia la scorsa notte, per arrestare 5 uomini, quattro albanesi e un italiano, ai vertici ci un’organizzazione criminale alla quale la polizia di stato dava la caccia da un anno tra intercettazioni ambientali, telefoniche, pedinamenti. 13 in tutto i destinatari della misura cautelare richiesta dalla Procura della Repubblica di Venezia - che ha sovrinteso l’indagine - ed emessa dal Gip del Tribunale.
GLI ARRESTATI
Cinque sono stati presi e portati nelle carceri, un sesto è agli arresti domiciliari mentre i malviventi mancanti all’appello sono probabilmente all’estero, ma il capo della squadra Mobile, Giorgio Di Munno, spiega che è solo questione di ore perché si chiuda il cerchio anche su di loro. Già allertata l’Interpol. Le manette si sono strette attorno a E. M. (classe 1994) D.A (classe 1985), EH (classe 1982), O.K (classe 1981) e M.P. (classe 1952), l’italiano. Arresti domiciliari per A.H (1984). Tutti sono pregiudicati con precedenti. Risiedono nella Città metropolitana tra Mestre, Scorzè, Jesolo e uno di loro a Montebelluna.
Le piazze dell’attività illegale erano soprattutto due: a Mestre il quartier generale e la pianificazione, ma anche la vendita lo smercio e la programmazione dell’attività invernale, in estate la partita si spostava verso Jesolo, dal momento che soldi e droga ruotano attorno a locali, discoteche, locali notturni e non solo.
LA DROGA
Fondamentale l’aggancio internazionale: la cocaina veniva importata dall’Olanda, la marijuana da Albania e Spagna. La coca era destinata a una fascia di consumatore adulto, la marijuana a un consumatore più giovane, per lo più studenti delle scuole. Il potenziale commerciale di smercio era di ben 2 chili di cocaina al mese suddiviso, appunto, nelle due stagioni in cui il baricentro geografico si spostava. Spesso la marijuana serviva per ricavare soldi e investire in cocaina, modulando una «geometria ad assetto variabile» che si autoalimentava per fare più soldi, come ha spiegato Di Munno, il quale ha definito i malviventi veri e propri "broker" dello stupefacente. Nel corso delle indagini, la squadra mobile sezione antidroga ha sequestrato 7 chili di coca e 14 marijuana. Droga è stata trovata in casa delle persone arrestate, nei garage, nelle auto. Una considerevole parte dei proventi illeciti è stata investita in attività commerciali. Parallelamente all’indagine sul commercio di droga, l’associazione a delinquere finalizzata allo spaccio e derivati e gli addentellati internazionali, si è sviluppata l’attività di accertamento patrimoniale dei beni mobili e immobili. I malviventi avevano investito in bar e locali, a Mestre e sul Terraglio. In un libro contabile con nomi e cifre, nero su bianco in poche pagine trovato a un arrestato, un giro contabile di 150 mila euro. La polizia ha sequestrato beni in investimenti in locali per 360 mila euro. Sequestrata anche una pistola sulla quale verranno eseguiti i rilievi balistici.
MODUS OPERANDI
Giravano con macchinoni che si scambiavano per non dare nell’occhio, cambiavano sim del telefonino almeno ogni quindici giorni per ingannare le forze di polizia. Come forma di copertura investivano soldi.
Due degli albanesi oggi in manette erano la mente del gruppo in contatto con un terzo che però non è stato ancora preso, l’italiano non aveva però un ruolo apicale. —
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