Un lungo colloquio su tutto Poi un brindisi al futuro

Non vola quasi una mosca davanti al Bruno-Franchetti, storico liceo di Mestre dove prosegue la seconda maturità in era covid: ben pochi capannelli nelle aree adibite per ogni classe, un silenzio strano, teso, rotto solo dalle grida di chi finalmente si era lasciato dietro questi quasi due anni di strana didattica.
In questi giorni saranno quasi settemila gli studenti veneziani a doversi cimentare con un esame di maturità del tutto atipico: e di fronte a un lungo e complesso orale di un’ora o più, c’è chi arriva rimpiangere anche la temuta versione di greco. «È la chiusura di un ciclo e un grande motivo di emozione: per me è stata davvero una liberazione poterlo fare già il primo giorno»: sono le parole di Alessandro Bergamo, studente del liceo scientifico Giordano Bruno, che vuole studiare economia ma è ancora indeciso se iscriversi a Ca’ Foscari oppure all’innovativo percorso di studi di l’H-Farm a Milano. Il suo elaborato ha utilizzato il celebre romanzo 1984 di George Orwell per parlare del difficile rapporto tra intellettuali e potere: un tema di grande attualità che ha inevitabilmente portato ad affrontare il tema dei vaccini di ieri e oggi. Se il covid-19 arriva al tavolo della commissione d’esame, non sono di certo mancati i fondamentali: agli studenti e studentesse del liceo classico Raimondo Franchetti è stato chiesto di parlare del Paradiso di Dante, di spiegare la poetica del fanciullino di Giovanni Pascoli e di affrontare Il fu Mattia Pascal di Luigi Pirandello. «Una prova orale difficile, la mia è partita da una vignetta inglese per arrivare ai motti di spiriti di Sigmund Freud: avrei preferito che ci fosse il tema d’italiano e la versione di greco o latino» racconta Camilla Pierini della III B, che ha già fatto l’esame di ammissione per il corso di International politics and law a Milano e ora attende trepidante i risultati. «Era meglio quando c’era la prima prova: ma gli insegnanti hanno capito la situazione e hanno saputo essere comprensivi», le fa eco la compagna di classe Sara Rossi, che ha portato una tesina sull’ostetricia, il mestiere che vuole fare da grande e per cui a settembre proverà il test di ammissione.
«Molto meglio che non ci siano stati gli scritti»: dallo scientifico Giordano Bruno gli fa invece il controcanto invece Daniele Brusio, “brusi” per gli amici, camicia bianca e sorriso stampato in faccia dopo aver appena aperto una bottiglia di prosecco per festeggiare la fine dell’esame con Alessandro e i compagni di classe della V A. E le idee chiare ce le ha anche sul suo futuro: Vicenza, ingegneria gestionale. A raccontarci questa lunga e complessa didattica durata quasi due anni ci sono gli stessi cartelli appesi sul cancello della scuola Franchetti e messi lì a indicare le aree che gli studenti e le studentesse devono occupare per evitare gli assembramenti. E lì restano, mentre ripetono e si aiutano, con la mascherina addosso oppure a distanza: vicini eppure lontani, sicuramente molto felici di essere di nuovo insieme. —
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