Un appello per salvare il monastero di S. Chiara

«Diamoci da fare perché non sparisca anche questo pezzo di anima di Mestre». L’appello è di don Fausto Bonini, già arciprete del Duomo di Mestre, il quale accende i riflettori sul monastero di Santa Chiara delle Clarisse cappuccine che si trova alla Cipressina, e che rischia di “chiudere” come avvenuto due anni fa con il Monastero delle Suore di clausura di Carpenedo, oggi in vendita. Le suore invecchiano, si ammalano, nessuno le sostituisce e così si trovano a condividere spazi enormi e difficili da mantenere. La crisi di vocazioni fa il resto, perché una volta che vengono trasferite altrove o tornano alla Casa madre, nessuno le sostituisce e così pian piano molti luoghi di vita sacra vengono abbandonati. «Ho la fortuna di andare al lunedì mattina a celebrare la messa in quella piccola oasi di silenzio e di preghiera in via Santa Chiara», spiega don Bonini, «Erano cinque: tre nella cappella interna e due a letto ammalate e anziane. Da un paio di settimane sono rimaste in quattro. Dispiace dirlo, ma ho la netta impressione che questo punto luminoso nella nostra Mestre immersa nel buio delle preoccupazioni umane si stia gradualmente spegnendo». Prosegue: «Suor Damiana, l’attuale badessa, corre lungo i corridoi e le stanze di un monastero diventato troppo grande per gestire gli spazi e accudire le anziane e le malate». Da qui la preoccupazione: «Se ne sta andando un altro pezzo di anima di Mestre, in pericolo». Il sacerdote si augura «che i padri Cappuccini non seguano la strada scelta dai loro confratelli proprietari del Monastero delle Suore di clausura di Carpenedo, che è in vendita». Da qui la proposta, per mantenerlo in vita, di fare appello a persone consacrate o a coppie di cristiani o una donna dedicata capace di organizzare momenti di preghiera quotidiana, piccoli ritiri, incontri di riflessione, lectio divine. «Nel cortile di ingresso del monastero ci sono delle abitazioni dove potrebbero trovare alloggio la persona o le persone responsabili dell’iniziativa». «Concordo con don Bonini», commenta il presidente di Zelarino, Gianluca Trabucco, «il monastero è un pezzo della nostra città che va scomparendo, e nonostante sia di clausura è sempre stato aperto al contesto, è importante per tutti che continui a vivere». —

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