Udinese-Venezia, striscione e scontri: il Tar riduce il Daspo per sei ultras
Il Tar accoglie il ricorso presentato da sei ultrà del Venezia allontanati per tre anni dai campi: la pena sarà ridotta

Quella sera del 2 febbraio, durante la partita contro l’Udinese allo stadio Friuli, i sei ultrà del Venezia avevano sollevato ed esposto dalla curva ospite lo striscione con la scritta in caratteri cubitali: «30.10 Friulano in vetrina».
Un riferimento, nemmeno troppo velato, agli scontri che pochi mesi prima, ad ottobre, avevano visto protagoniste le due tifoserie nei pressi della stazione santa Lucia, dopo la partita al Penzo di Sant’Elena.
Di lì a poche ore, però, sarebbe andata in scena l’aggressione dei tifosi friulani che avevano bloccato un treno in corsa con tanto di fumogeni e, alla stazione di Basiliano, avevano fatto irruzione nel treno degli ultras lagunari compiendo un vero e proprio assalto.
Così, quello striscione era stato interpretato come la goccia che aveva scatenato la successiva violenza. Motivo per cui era costato ai sei tifosi del Venezia un Daspo di ben tre anni. Ora però il Tar del Friuli Venezia Giulia ha dato ragione ai sei ultras, difesi dall’avvocato Leonardo De Luca e Sebastiano Tonon, che avevano fatto ricorso contro il divieto di partecipazione a manifestazioni sportive. I giudici amministrativi friulani hanno sì confermato il Daspo, ma hanno giudicato eccessiva la durata di tre anni, che quindi ora dovrà essere riformulata.
Per i giudici, infatti, lo striscione «Friulano in vetrina» ha sì un contenuto provocatorio e offensivo, in quanto – scrivono i giudici – «chiaramente riferito ai fatti accaduti a margine della gara di andata giocata nella città lagunare lo scorso 30 ottobre». In quell’occasione, l’agguato era avvenuto ai danni dei tifosi udinesi.
E in particolare, secondo le testimonianze, durante le scaramucce uno degli ultrà bianconeri si sarebbe rifugiato all’interno della vetrina di un negozio di vestiti. Tuttavia, per il Tar del Friuli Venezia Giulia non risulta provato che «l’esposizione dello striscione abbia avuto come conseguenza l’aggressione» andata in scena qualche ora più tardi nella piccola stazione ferroviaria tra Udine e Pordenone.
A fermare il convoglio ed attaccare i 270 tifosi veneti, sul treno assieme ad altri 130 viaggiatori, erano stati gruppi ultrà dell’Udinese e austriaci, del Salisburgo, squadra gemellata. Per fermare il treno in corsa, gli ultrà avevano rischiato di essere travolti dal convoglio. Il macchinista li aveva infatti evitati grazie a una frenata disperata. Per fermare il treno, gli ultras avevano addirittura acceso dei fumogeni sulle rotaie ed erano scesi sui binari, costringendo quindi il treno alla frenata. Una vera e propria spedizione punitiva, con ultras incappucciati e con manganelli, che aveva portato ad un bilancio di tre poliziotti feriti e otto persone arrestate in flagranza di reato.
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