Ucciso dal cancro provocato dall’amianto Il pm dispone l’autopsia

Una tragica storia che sembra ripetersi senza fine: l’amianto ha fatto un’altra vittima. Se e chi - eventualmente - ne abbia responsabilità penale, dovrà stabilirlo la Procura della Repubblica. E poi un giudice.
La pubblico ministero Laura Cameli ha disposto l’autopsia sul corpo di G.L., un signore di Marghera, morto il primo settembre a 62 anni, sopraffatto dal mesotelioma pleurico che lo aveva colpito nel 2018: un tumore strettamente collegato all’inalazione di fibre del pericoloso minerale, un tempo molto utilizzato nella coibentazione. È stata la stessa Inail a segnalare il caso alla Procura già nel 2019, dopo aver accertato la malattia professionale. Così, dopo il decesso, la Procura si è attiva, affidando alla medico legale Barbara Bonvicini l’incarico di accertare se vi siano estremi penalmente rilevanti nella morte dell’uomo. Ieri, la dottoressa dell’Istituto di Medicina Legale di Padova ha effettuato l’autopsia: la sua risposta si conoscerà a novembre, quando presenterà i risultati della sua consulenza. La famiglia, da parte sua - rappresentata dall’avvocato Giorgio Caldera - ha nominato come proprio consulente il medico legale Antonio Regazzo.
Nella sua vita lavorativa, il signor G. era stato tornitore e aveva lavorato tra il 1976 e il 1979 alle dipendenze di Cavalletto Ferdinando & Figli, addetto alla costruzione di attrezzature per lavorati in alluminio; e poi in Trenitalia Spa, dal 1984 al 1990 come manutentore agli impianti di sicurezza. Sono centinaia i casi di lavoratori morti a causa dell’inalazione di fibre di amianto in anni in cui le misure di sicurezza sui luoghi di lavoro non sempre erano rispettate. Se anche in questo caso vi siano responsabilità penali, sarà il Tribunale a doverlo stabilire.
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