Turni massacranti e poche protezioni: gli eroi della Croce Verde a Marcon

Ambulanze sanificate in continuazione e via vai continuo dai pronto soccorso degli ospedali Covid e da quelli tradizionali. A riposo gli over 65 «ma i volontari stanno tutti bene» 

Marta Artico / MARCON

Trasportano i pazienti e le persone che accusano sintomi nei Pronto soccorso degli ospedali dell’Usl 3 Serenissima e in quelli dedicati all’emergenza Covid-19. E mentre lo fanno cercano di scambiare con loro una battuta, di fare un sorriso da sotto la mascherina, di infondere coraggio, speranza e umanità a persone spaventate e inermi di fronte alla malattia. Stiamo parlando dei volontari della Croce Verde di Marcon, eroi che si occupano di tutta una fetta di un territorio vasto, percorrendo chilometri e chilometri ogni giorno, in emergenza.

Da settimane sono in prima linea, come tutti gli altri infermieri, operatori sanitari e personale medico che lavora 24 h senza sosta, per aiutare le persone più anziane, i malati, la fascia più debole della popolazione.

Luigi Allocca, 52 anni, da 34 nella Croce Verde di Marcon, è il presidente della sezione, e ha sulle spalle il peso della situazione e la vita di chi collabora con lui. Sono i suoi volontari che il 25 febbraio hanno organizzato il trasporto dell’ex Procuratore Francesco Saverio Pavone mancato il 16 marzo, da Marcon al Pronto soccorso dell’ospedale dell’Angelo di Mestre.

«Il problema più grosso è la penuria di dispositivi» racconta il presidente «la difficoltà a reperirli. Sono stato previdente, qualcosa avevo approvvigionato e qualche cosa ci ha passato l’Usl, ma adesso i dispositivi scarseggiano e dobbiamo reperirli il più in fretta possibile. La seconda difficoltà che abbiamo affrontato in queste ultime settimane sono stati i continui cambi di protocolli, mascherine sì e mascherine no, quali usare e quali non vanno bene, i cambi di rotta sui tamponi».

Quali mascherine utilizzate? «Usiamo le mascherine chirurgiche, quelle con i filtri soltanto se portiamo pazienti intubati e quindi che emettono aerosol, il che potrebbe rappresentare un problema di contagio per chi si trova sul mezzo. Ma non è facile e non è stato semplice a causa della confusione delle disposizioni e dei decreti. La prima chiamata ricevuta ci avevano detto che il paziente da trasportare era positivo al Covid-19, così ci siamo bardati come da protocollo, in realtà non era vero. Successivamente abbiamo trasportato un paziente neurologico che invece, poi, è risultato positivo senza essere stati avvertiti, a quel punto ho dovuto mettere due persone in quarantena per 14 giorni per precauzione perché in quel momento non si facevano i tamponi a tutti se non in caso di sintomatologia». Entrambi i volontari, poi, sono stati bene e non hanno contratto il virus, fortunatamente.

Oltre ai 70 volontari, di cui il 35 per cento sono donne, ci sono 5 infermieri professionisti, 3 amministrativi e 7 autisti. «È difficile e stressante, qualche volontario si è tirato indietro e noi lo comprendiamo, tanto che abbiamo mandato un messaggio di ringraziamento a tutti, dal profondo del cuore». «Vogliamo ringraziare per la disponibilità, lo spirito di abnegazione e sacrificio dimostrato dai volontari dell’associazione» iniziava così il messaggio. «Molti di voi hanno corso anche il rischio di contrarre la malattia nell’espletamento dei servizi ma non vi siete tirati indietro comprendendo anche la situazione. A chi non se l’è sentita non possiamo far nessun rimprovero. Comprendiamo il vostro timore. Ci stringiamo a coloro che stanno combattendo con questa malattia sia a livello personale oppure famigliare. Speriamo che il nostro aiuto sia una piccola goccia nel mare della solidarietà nazionale nel vincere la guerra con questo avversario subdolo. Bravi a tutti, continuate così perché siete l’orgoglio dell’associazione».

Il presidente, proprio perché ha la responsabilità di tutti, ha dovuto mettere a riposo chi ha più di 65 anni. «In questo momento i nostri volontari stanno tutti bene, non ci sono positivi né persone in quarantena e speriamo continui così. Ma abbiamo la responsabilità della salute delle persone, per questo abbiamo messo a riposo i volontari più anziani, una decisione difficile che ci è costata e che è costata a chi voleva mettersi a servizio ugualmente, ma non me la sono sentita. Ne stiamo discutendo ancora oggi, nella speranza che il picco cali e la situazione si normalizzi».

I volontari della Croce Verde di Marcon coordinata dalla centrale operativa di Mestre e dal 118 per le emergenze, sono studenti, operai, professionisti, provengono da Quarto d’Altino, Mogliano, Marcon, Trepalade ma anche da Campalto, Favaro, Dese e dalle zone di confine. In questi giorni, soprattutto, si spingono in tutti i presidi ospedalieri, addirittura fino a Chioggia.

Sono 8 le ambulanze, 2 per i servizi di emergenza e il resto per i trasporti, oltre al rinforzo al 118. In questo periodo vengono tutte sterilizzate e sanificate in continuazione anche se non devono portare pazienti Covid-19. Nel frattempo continua il normale lavoro in convenzione con l’Usl 3 Serenissima, ossia i trasporti ordinari da e per gli ospedali, ricoveri programmati e dimissioni, visite o terapie e i trasporti socio sanitari. La gelateria Mivè di via Carducci, regala il gelato ai volontari, che porta a domicilio in sede, per ringraziarli di quello che fanno ogni giorno. Un dono apprezzato, che strappa un sorriso anche in un momento tanto drammatico. —

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