Tubo wi fi per misurare la marea sotto casa

Un sottile tubo di plastica con dentro un sensore graduato, ancorato a una palina, immerso nelle acque del canale. In “testa” una mini centralina wi-fi, alimentata da una semplice pila alcalina. O, dove la rete wireless non c’è, con una Sim da cellulare. Obiettivo: diffondere in tempo reale, tramite un “tweet” ogni 2 minuti, l’andamento della marea, utilizzando una tecnologia a bassissimo costo, ma ad altissima fedeltà. Ma, soprattutto, coinvolgere i cittadini, che possono “adottare” un tubo-sensore, creando una comunità solidale, che produce dati diffusi gratuitamente sul Web, perché chiunque ne faccia ciò che vuole, come sviluppare un’app che dica se sotto casa c’è o no l’acqua.
È il progetto lanciato dal gruppo #Open Data Venezia - c’è l’avvocato-consigliere comunale Simone Venturini, il presidente dei webmaster italiani Roberto Scano, una delle menti digitali del Comune Luca Corsato - con la collaborazione strategica di Eraclit, azienda di Porto Marghera che grazie alla ricerca innovativa non conosce la crisi: sua la tecnologia che Anas usa per il controllo del traffico attraverso 100 telecamere. Di tubi-sensori ne sono già stati installati due nel rio degli Ognissanti e Ruga due Pozzi: altri 13 sono in attesa di “adozione”. Al progetto si può aderire dal sito www.acqualta.org. «Una tecnologia che abbiamo sviluppato per offrire alla protezione civile un modo veloce e sicuro di monitorare gli argini dei fiumi», dice Oreste Venier.
Open Data è una “filosofia” - i dati, gli archivi vanno diffusi liberamente perché chiunque li possa utilizzare, per sviluppare ricerche ed applicazioni - e ora è anche una legge dello Stato che obbliga le amministrazioni a mettere online i loro archivi. «Siamo disponibili a sperimentare, ma non a sostituire la nostra doppia rete di 17 rilevatori con queste tecnologie», commenta il direttore del Centro maree Paolo Canestrelli, «che vanno tarate, protette, va fatto un calcolo dei possibili errori, devono essere a prova di black-out». Il Comune spende 40 mila euro l’anno per la manutenzione e il bilancio (530 mila euro) è all’osso. «Non vogliamo certo sostituirci al Centro, né - assolutamente - fare previsioni», rispondono da #Opendata, «ma coinvolgere i cittadini in un monitoraggio con tecnologie semplici, ma all’avanguardia, sicure e dai bassi costi, che in futuro potrebbero permettere a Centro Maree di investire i pochi fondi su nuovi modelli di previsione risparmiando sulla raccolta dati. Al contempo, si forniscono a tutti informazioni, ma anche dati grezzi che possono essere usati da chiunque».
Roberta De Rossi
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