«Tu ci hai cambiato per sempre»

CASELLE. Un concerto d’archi accompagna Francesco nel suo ultimo bagno di folla. E questa volta l’applauso è solo per lui, primo violino di un’orchestra grande come tutta Caselle. A suonare sono i violinisti del Conservatorio Tartini di Trieste, dove Francesco Gaggiato, morto la notte di Pasqua in via Rivale per una fuoriuscita di strada, stava per diplomarsi per la seconda volta.
Arrivano a decine con un bus da Trieste, assistono in silenzio alle esequie, poi salgono ordinatamente sull’altare della chiesa di San Giacomo, prendendosi la scena come tante altre volte nelle loro esibizioni, facendo vibrare corde e cuori rivolti verso il feretro bianco. Una chiesa colma di giovani, compagni di studi, amici d’infanzia, membri delle formazioni musicali con le quali Francesco aveva fatto di una passione il suo mestiere. C’è anche il sindaco di Santa Maria di Sala Nicola Fragomeni con il delegato ai giovani, Luca Morosin. Poi musicisti, classici e contemporanei, professori, compositori. Citano Allen Foley, gli amici di Trieste: «La morte di un amico è come la caduta di un pino gigante: lascia vuoto un pezzo di cielo». «Eri una persona meravigliosa: generoso, leale e sincero», leggono da una lettera, «eri sempre pronto a regalare un sorriso e aiutare chi ne aveva bisogno. Tutti quelli che ti hanno conosciuto sono stati travolti dalla tua gioia di vivere, dal tuo ottimismo. Il tuo modo di affrontare la vita è stato e sarà d’esempio per tutti noi. Non c’è persona che tu non abbia fatto sorridere o che tu non abbia risollevato nel momento del bisogno, sempre pronto a difendere e proteggere gli amici, a qualsiasi costo. In ciascuno di noi hai lasciato un segno, hai cambiato le nostre vite rendendoci le persone che siamo oggi e questo è il più bel dono che tu ci abbia fatto: riempire le nostre vite ogni giorno, con un sorriso, una risata e uno spritz, in perfetto stile “Gaggi”. Ci mancherai, ma ti ricorderemo nei piccoli gesti quotidiani, perché sì, sei riuscito a cambiare anche quelli, e alcune espressioni che spesso usavi e che ci facevano tanto divertire sono diventate ormai parte di noi. Gli aneddoti da raccontare sarebbero tanti e in questi giorni, incontrandoci, li abbiamo ricordati tutti: farlo ci ha aiutato a sentirti più vicino e mantenerti vivo dentro di noi, perché una persona realmente amata non muore mai del tutto».
«Un sorriso contagioso, che generava sorrisi più grandi», ricordano altri. «Ragazzo semplice e perciò essenziale», è stato il ricordo tracciato dal parroco don Lucio Monetti, «ci piace pensare che questo sia per Francesco un momento di partenza, non di distacco, da vivere nel clima della Pasqua che abbiamo appena celebrato». Composto il dolore della famiglia, con la mamma Fernanda, papà Bruno, la sorella Eleonora e la fidanzata Jana: hanno lasciato a una frase, sul retro di una bella immagine di Francesco con il suo inseparabile violino, il loro messaggio: «È difficile accettare di averti perso, ti terremo sempre nel nostro cuore: le mille e più immagini di te, i tuoi sorrisi spensierati, la tua bontà, il tuo animo gentile, il tuo violino e la tua musica, i tuoi accendini colorati. Il nostro amore infinito».
Filippo De Gaspari
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