Tsunami cocaina, tutti zitti continuano arresti e sequestri

Le 18 persone in carcere e i 6 ai domiciliari non rispondono alle domande dei pm Droga in casa, nei guai finisce anche l’incensurato Pasquale Boscolo, 64 anni

chioggia. Che siano legati all’operazione Tsunami che ha “terremotato” Chioggia scoperchiando un ricchissimo mercato di stupefacenti oppure si tratti di persone attive nel fai-da-te dello spaccio auto-organizzato, a Chioggia continuano le operazioni anti-droga delle forze dell’ordine. E mentre si sequestrano nuovi quantitativi di stupefacente e scattano altre manette, nel frattempo nelle carceri italiane si susseguono gli interrogatori di garanzia delle 23 persone finite in cella o agli arresti domiciliari, perché accusate di aver preso parte al mercato di decine e decine di chili di cocaina e hashish che per due anni hanno inondato Chioggia e la provincia, e le cui fila - secondo il procuratore aggiunto Stefano Ancilotto e le indagini di carabinieri e finanzieri - erano tenute da Marco Di Bella e Raffaello D’Ambrosio.

coca in casa

Nell’ambito delle molte perquisizioni effettuate dai militari all’indomani degli arresti, le forze dell’ordine sono arrivati anche a casa di Pasquale Boscolo - 64 anni, incensurato, non legato al mondo dello spaccio - dove hanno trovato e sequestrato oltre un etto di cocaina. L’uomo, difeso dall’avvocato Mauro Serpico, si è avvalso della facoltà di non rispondere, nel corso dell’interrogatorio di garanzia.

tutti zitti

Per ora tacciono anche gli indagati dell’operazione Tsunami, che nei giorni scorsi - ha rivelato un floridissimo mercato di chili e chili (a decine) di cocaina e hashish in città. Le diciotto persone finite in carcere e le sei agli arresti domiciliari, per ora preferiscono non rispondere alle domande dei giudici. Gli arrestati sono stati letteralmente disseminati nelle carceri di tutta Italia. Così per il 41enne veneziano Stefano Tommasi (difeso dall’avvocato Renato Alberini), custodito nel carcere di La Spezia e che ieri si è avvalso della facoltà di non rispondere. Tommasi è accusato dalla Procura di aver fatto l’intermediatore tra Di Bella e D’Ambrosi, nel presentargli il padovano Roberto Lazzaretto, ritenuto il fornitore di cocaina e marijuana del gruppo: a chili. Per il giudice per le udienze preliminari Andrea Battistuzzi - così ne scrive nell’ordinanza con le misure cautelari - «a Lazzaretto Roberto e Tommasi Stefano è stata accertata, oltre ad un imprecisato quantitativo di marijuana, la cessione di 8 chili di cocaina, per un profitto complessivo pari a 304 mila euro (38 al grammo)». L’avvocato Alberini e il collega Giacomo Gamba rappresentano anche i chioggiotti Sandro e Giorgio Furlan, padre e figlio: il primo è accusato di aver concorso all’acquisto di 10 chili di marijuana, mentre il figlio solo dell’acquisto di 130 grammi di cocaina.

Entrambi ai domiciliari, anche loro hanno preferito tacere. Così come ha fatto il militare Floriano Stefani (difeso dall’avvocato Stefano Pietrobon), soprannominato “il carabiniere” e non accolta per entrare nell’Arma, oppure, “il rosso” per il colore dei suoi capelli: l’accusa per lui è di aver acquistato a fini di spaccio oltre un chilo di cocaina. —

Roberta De Rossi

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia