Truffa ville venete Architetto e moglie patteggiano la pena

Brancaleoni e 5 imprenditori accusati anche di corruzione Oggi l’udienza preliminare davanti al giudice Scaramuzza
Di Giorgio Cecchetti

VENEZIA. Due anni di reclusione per lui, l’architetto veneziano Marco Brancaleoni, e tecnico dell’Ente regionale Ville Venete, e un anno per la moglie Chiara Catalano e per entrambi pena sospesa grazie alla condizionale. Il pubblico ministero Paola Tonini, che ha coordinato le indagini e che nella primavera di due anni fa aveva anche ottenuto l’arresto del professionista, avrebbe dato il suo assenso al patteggiamento delle pene - richiesta avanzata dal difensore, l’avvocato Tommaso Bortoluzzi - dopo che l’architetto ha risarcito l’ente regionale, intenzionato a costituirsi parte civile nei suoi confronti, con ottantamila euro. Oggi è prevista l’udienza preliminare davanti al giudice veneziano Alberto Scaramuzza, al quale aveva chiesto il rinvio a giudizio per dieci indagati. I reati contestati cono quelli di concorso in corruzione e truffa aggravata ai danni della Regione.

Stando alle pesanti accuse, Brancaleoni si sarebbe fatto pagare fino a 10 mila euro (otto gli episodi contestati) da proprietari delle ville, per buona parte noti imprenditori finiti nell’inchiesta in qualità di corruttori, in modo da far crescere le spese sostenute per i restauri degli edifici storici, ottenendo così contributi più consistenti dall’amministrazione regionale per alcune decine di migliaia di euro e truffando così l’ente Ville Venete, che la Regione finanzia da sempre. . Oltre che per Brancaleoni e la moglie, la rappresentante della Procura lagunare ha chiesto il rinvio a giudizio anche per Oreste Fracasso, 89 anni, ex presidente degli industriali di Venezia e proprietario di Villa Soranzo a Fiesso d'Artico; del milanese Lorenzo Borletti, 56 anni, oggi vice presidente del Consorzio vino doc di Bagnoli e proprietario di Villa Widmann Borletti a Bagnoli; Nicola Marzaro, 43 anni, proprietario di Villa Ferramosca Sesso Beggiato di Grisignano di Zocco; Alberto Bergamini, 65 anni, imprenditore rodigino nel settore delle pelli e proprietario di Villa Martelli Piccioli a Canaro; Bruno Carraro, 57 anni di Aviano, titolare della Domovip proprietario di Villa Menegozzi Brazzodoro; Marcello Bernardini di Verona, 69 anni, proprietario di villa Albertini Fraccaroli detta "Alberta" nel Veronese. Inoltre gli altri due indagati sono l'architetto padovano Ferruccio Tasinato e il geometra di Fiesso Stefano Guzzonato.

A far emergere la vicenda la denuncia di una coppia di medici, proprietari di villa Bembo-Da Mosto-Mocenigo-Molin Rova: stando al racconto di Ennio Caggiano, l’architetto avrebbe fatto in modo che lui e la moglie ottenessero ben 337 mila euro in più di finanziamento rispetto ai 600 mila che sarebbero spettati loro. I coniugi, stando all'ordinanza di custodia cautelare, non avrebbero avuto alcun ruolo in questo tentativo, avrebbe fatto tutto Brancaleoni. L'architetto, inoltre, avrebbe dato una mano in un altro caso a far passare numerose fatture gonfiate per lavori di ristrutturazione, sempre per far ottenere maggiori finanziamenti. Durante le indagini, Brancaleoni ha ammesso di aver percepito dai proprietari delle ville cinque o diecimila euro, facendone i nomi, ma sostenendo che si trattava di parcelle per consulenze per la vendita di alcuni immobili o per pubblicazioni per altri.

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