Truffa del Pinot grigio, due a processo per frode

Due trevigiani accusati di aver venduto alla Cantina Botter 71 mila ettolitri di vino di scarsa qualità venduto come Igp 

VENEZIA

Vino realizzato con uva da tavola o di incerta provenienza spacciato come prodotto Igp Puglia Pinot Grigio. Inizierà il prossimo 28 febbraio il processo a carico di Renzo Bronca, 48 anni, di Santa Lucia di Piave e di Luigi Forlin (48) di Treviso, entrambi accusati di frode in esercizio commerciale e contraffazione di indicazioni geografiche nell’inchiesta condotta dal sostituto procuratore Roberto Terzo. Una vicenda che vede come parte lesa la Cantina Botter Carlo & C. di Fossalta di Piave, difesa dall’avvocato Stefano Zanchetta, legale specializzato in diritto vitivinicolo. Secondo l’accusa Bronca (socio e gestore della società agricola Minos e titolare dell’azienda agricola Podere del Gaio di Santa Lucia di Piave), e Forlin (legale rappresentante della Minos) avrebbero commercializzato alla cantina di Fossalta di Piave, nel periodo compreso tra il 2012 e il 2015, quasi 71.400 ettolitri di vino proposto come Igp Puglia Pinot Grigio ma che in realtà non poteva godere del marchio di Indicazione geografico protetta (Igp) perché realizzato in parte con uva di cui è stato impossibile rintracciare l’origine, e in parte con uva da tavola di cui, tra l’altro, è vietata la vinificazione. Forniture di presunto Pinot Grigio pugliese che, nel corso degli anni, si sono fatte sempre più consistenti, da poco più degli 11.000 ettolitri consegnati nel 2012 ai 15 mila di tre anni fa.

Transazioni commerciali che, secondo l’accusa, avvenivano accompagnando il prodotto con documenti e dichiarazioni false per attestare l’origine e il rispetto del disciplinare per il Pinot Grigio pugliese. A giocare un ruolo chiave, secondo gli accertamenti della Guardia di finanza di Treviso e dell’Ispettorato antifrode del ministero dell’Agricoltura, alcune imprese cartiere pugliesi che emettevano falsa documentazione proprio con lo scopo di fornire una copertura formale alla fittizia produzione di uve e di vino di ignota origine e provenienza. Sulla tavola dei consumatori, soprattutto all’estero, arrivava così vino bianco di incerta origine, ma venduto al prezzo di una bottiglia di vino Igp. Nel corso dell’inchiesta - non a caso soprannominata Pinocchio - l’Ispettorato antifrode ha anche analizzato il dna di vino e vitigni, confermando l’origine incerta del vino e il fatto che fosse stato prodotto solo con una uva da tavola. I sequestri risalgono al 2016. «Abbiamo preso atto di quanto stabilito dalla procura», dice Zanchetta, il legale dell’azienda di Fossalta di Piave, «e cioè che il vino che è stato comprato fosse privo del disciplinare necessario per essere riconosciuto come Igp. Purtroppo non ci sono certezze sull’origine del vino e dei vitigni. Quel che è certo è che la Cantina Botter non poteva sapere che quel vino, certificato come Igp dalla documentazione, in realtà non lo era». Bronca e Forlin sono difesi dagli avvocati Rosanna Cescon e Pietro Someda, a fine febbraio la prima udienza del processo. —



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