Truffa alle assicurazioni tre condannati e sei assolti

Falsi incidenti stradali per ottenere i risarcimenti. Un anno e due mesi al titolare di un’agenzia automobilistica e all’amministratore del “Punto Salute” di Spinea
Interpress/M.Tagliapietra Venezia 16.05.2014.- Cittadella della Giustizia, Piazzale Roma
Interpress/M.Tagliapietra Venezia 16.05.2014.- Cittadella della Giustizia, Piazzale Roma

Ha accolto in buona parte le richieste del pubblico ministero Francesca Crupi, ieri, il giudice monocratico di Venezia Stefano Manduzio al termine del processo per gli incidenti fasulli ideati per truffare le assicurazioni, in particolare la Sai-Unipol che si è costituita parte civile. Sono stati condannati a un anno e due mesi di reclusione la titolare dell’agenzia automobilistica “Road Venezia” Adriana Laghi, 65 anni di Camposampiero, e l’amministratore del “Punto Salute” di Spinea Roberto Gesuato, 42 anni di Borgoricco, mentre a due mesi di reclusione è stato condannato il 52enne medico legale di Albignasego Enrico Cieri.

Sono stati infine assolti perché il fatto non sussiste l’oculista di Cittadella Vito Maria Strollo e gli automobilisti Antonietta Sico (44 anni, Mestre), Selenia Zennaro (29, Chirignago), Patrick Zuin (23, Mestre) e Maria Teresa Cavaldoro (45, Mirano). Assoluzione anche per l’ortopedico padovano Angelo Rioda. I tre condannati dovranno anche risarcire l’assicurazione, che si era costituita con l’avvocato Riccardo Caniato, con cinquemila euro. Prima che iniziasse il processo altri sei imputati avevano trovato l’accordo con la rappresentante della Procura, patteggiando la pena.

Tutto è cominciato grazie ad una denuncia dell’avvocato ferrarese Riccardo Caniato che rappresenta l’assicurazione truffata, la società che avrebbe subito un notevole danno e che poi si è costituita parte civile chiedendo il risarcimento dei danni. Stando alle accuse, erano sostanzialmente due i sistemi adottati per ottenere indennizzi che non spettavano perché il sinistro era inventato o comunque ben più alti di quelli che dovevano ottenere. E i soldi finivano all’agenzia della Laghi, che probabilmente pagava i medici che, stando alle accuse, si sarebbero prestati a documentare lesioni inesistenti o più gravi di quelle effettive.

Gli investigatori, ad esempio, avrebbero scoperto che alcuni incidenti denunciati erano effettivamente accaduti, ma il trasportato rimasto ferito era del tutto fasullo, poi ci pensavano i medici a inventare lesioni, ferite e invalidità.

L’altro sistema si limitava a registrate la lesione realmente subita, ma che nulla aveva a che fare con un incidente stradale. Oltre alle segnalazioni delle pratiche sospette delle assicurazioni coinvolte truffate, alle indagini degli investigatori si è aggiunta la collaborazione di un quinto medico finito sul registro degli indagati per gli stessi reati. Ha deciso di vuotare il sacco e di raccontare non solo ciò che ha fatto lui, ma anche quello che sapeva dei colleghi. In questo modo è uscito dal processo prima degli altri, patteggiando una pena minima. Gli incidenti sarebbero avvenuti nel 2010 a Malcontenta, Carpenedo e Annone. (g.c.)

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