Truffa ai danni dello Stato il giudice secreta gli atti

MARCON
Gianmario Barban è arrivato in tribunale a fianco del suo avvocato Pascale De Falco: il tecnico informatico, 45 anni, di Borgoricco, ha parlato quasi un’ora davanti al gip Domenica Gambardella. Scelta diversa, invece, per il “socio”, l’ex commercialista Matteo Fasolo, accompagnato dal suo legale, il penalista Stefano Fragasso: il 46 enne originario di Campodarsego e residente a Marcon si è avvalso della facoltà di non rispondere. Atti secretati e attesa per la convalida degli arresti dei due che, al momento, rimangono ai domiciliari. Per entrambi l’accusa è di truffa aggravata ai danni dello Stato e reati fiscali. Bocche cucite al termine degli interrogatori, tanto per gli indagati, quanto per i loro difensori.
“Milionari con i soldi dello Stato”: suona così l’accusa rivolta a Barban e Fasolo a seguito di un’indagine che ha fatto luce su una serie di attività dei due - che si sono avvalsi della collaborazione di altre 35 persone, tutte denunciate - per mettere a segno una serie di truffe ai danni di enti pubblici.
L’inchiesta è coordinata dal pm Valeria Spinosa e a condurre le indagini sono i militari della Guardia di finanza. L’operazione è stata chiamata “Pay back” e richiama al meccanismo messo a punto per drenare soldi dall’Erario.
Dopo due anni di indagine, con intercettazioni telefoniche e accertamenti documentali, i finanzieri hanno scoperto come Barban e Fasolo riuscivano a fare la bella vita, tra auto di lusso in leasing, cene nei migliori ristoranti e viaggi in tutto il mondo. Secondo quanto ricostruito dalla Finanza, i due contattavano Camere di Commercio, enti locali e bilaterali, e avvalendosi del meccanismo della compensazione, presentavano modelli F24 per certificare dei debiti - in realtà inesistenti - ai quali contrapponevano crediti - altrettanto inesistenti - per incassare la differenza. Oppure creavano falsi crediti Iva, tramite l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, cui seguiva la richiesta di rimborso. E nella rete sono finiti anche i rimborsi Covid per le imprese previsti dal Decreto Rilancio, con 5 richieste presentate e 4 andate a buon fine.
L’indagine è scattata dopo una denuncia da parte della Camera di commercio di Padova. Gli investigatori delle Fiamme gialle sospettano che i soldi incassati da Barban e Fasolo siano stati messi al sicuro sfruttando conti correnti esteri o dei loro familiari. Ed è lì che si sta cercando per capire che fine abbia fatto parte dei 3 milioni e 700 mila euro che i due sono accusati di aver succhiato dalle casse pubbliche. —
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