Trenta milioni in nero e 10 indagati

L’hanno chiamata operazione Vetro Nero perché ha dimostrato un giro di evasione di 6 milioni di euro, ricavata dalla vendita di 30 milioni di opere in vetro. Per cinque anni, dal 2013 al 2018, cento finanzieri sono stati impegnati nell’indagine, fino a rendere noti i nomi di dieci indagati di otto vetrerie. Il sistema era questo: le vetrerie utilizzavano per i pagamenti Pos intestati a un cambiavalute che poi restituiva i soldi in nero, trattenendosi il 5%. Il cambiavalute, Claudio Pellarin, quasi ogni mattina si recava in banca per prelevare in contanti un importo corrispondente al totale delle somme incassate dalle vetrerie il giorno precedente, arrivando anche a 170 mila euro. Arrivato nel proprio ufficio, il cambiavalute si incontrava con i titolari delle vetrerie ai quali restituiva la quota parte di incassi di spettanza, trattenendo per sé una commissione del 5%. Sulla base delle ricevute Pos e dei dati degli acquirenti stranieri fornitigli dalle vetrerie, il cambiavalute provvedeva a registrare nella propria contabilità le operazioni, classificandole come anticipi contante in valuta locale. Le Fiamme Gialle si sono insospettite della quantità di Pos utilizzati dal cambiavalute e hanno iniziato a indagare, mettendo video e cimici nei posti cruciali.

Lo scorso 14 maggio una squadra di finanzieri è sbarcata nell’isola per controllare la documentazione delle vetrerie indagate (Cam vetri d’arte, Ars Cenedese, Bisanzio Gallery, Schiavon Massimiliano Art Team, Vetreria Murano Arte, Vetrerie artistiche Vivarini; Vetrerie Art Reno Schiavon e Linea Murano Art). Sono stati sequestrati Rolex e altri beni, ma siamo solo all’inizio di un’indagine che potrebbe riguardare altre aziende. (v.m.)