Tre riunioni contro il racket delle elemosine

Venerdì si incontrano le polizie locali, la prossima settimana vertice di assessori a Venezia

Una rete che coinvolge Padova, Treviso e Venezia e i Comuni con più di 15 mila abitanti dell’hinterland trevigiano. Guerra al racket degli accattoni, all’insegna dell’alleanza tra amministrazioni comunali. Tre gli appuntamenti vengono annunciati da Treviso.

Venerdì alle 11 a Padova si incontreranno i comandanti dei tre corpi di polizia locale di Venezia, Treviso e Padova. In quest’occasione verrà stabilito un protocollo sulle azioni da intraprendere per stroncare il racket. La settimana prossima, in una data ancora da decidere tra il 10 e il 14 marzo, invece a Venezia si incontreranno gli assessori alla sicurezza e al sociale dei tre capoluoghi. «Sto organizzando con i colleghi, sicuramente ci troveremo la prossima settimana», conferma il vicesindaco Sandro Simionato. Il 19 marzo a Treviso a Palazzo Rinaldi il vertice sarà con tutti i sindaci del hinterland e dei comuni della provincia di Treviso con più di 15 mila abitanti. Una alleanza tra amministrazioni di centrosinistra che trova l’accordo anche di amministrazioni di altro segno politico. I sindaci di Montebelluna e Conegliano, Marzio Favero e Floriano Zambon, politicamente non certo affini alla giunta trevigiana, hanno già accolto l’appello di Ca’ Sugana. Un fenomeno difficile da stroncare, quello del racket dell’accattonaggio, senza un’azione che richiede l’intervento della questura, e la collaborazione di diversi comuni. A Ca’ Sugana, sede del Comune di Treviso, spiegano che verrà approvato un protocollo che prevede l’allontanamento dell’accattone nel caso in cui, dopo l’identificazione, risultasse un cittadino comunitario, senza lavoro (facendo quindi dedurre che l’elemosina sia la sua fonte di sostentamento), che non ha familiari in Italia, e non ha problemi di salute tali da rendere insostenibile l’allontanamento. L’accattone verrà fermato dalla polizia locale, che provvederà all’identificazione. Poi lo accompagnerà in questura, a cui competerà l’allontanamento.

Tutto questo avverrà non senza l’apporto dei servizi sociali, proprio per escludere che nella rete cadano anche persone che con il racket non hanno nulla a che vedere, ma che elemosinano perché effettivamente non hanno più nulla.

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