Tratta delle schiave bambine, presa la banda

Le ordinavano al telefono secondo le esigenze del mercato. E spesso le strade del sesso tra Mestre, Padova e Verona chiedevano bambine. Tanto piccole. In alcuni casi sono arrivate ragazzine nigeriane anche di 12 anni. Quando arrivavano. Perché a volte annegano durante la traversata, sui barconi, del canale di Sicilia. Ieri mattina con l’arresto di due nigeriane e la perquisizione di altri cinque loro connazionali, la Squadra Mobile di Venezia, coordinata dalla Procura Antimafia di Venezia ha smantellato parte di un’organizzazione che disponeva di una quindicina di ragazze nigeriane che faceva prostituire sulle strade di Mestre, Padova e Verona. I reati contestati sono tratta di esseri umani e sfruttamento della prostituzione.
La denuncia
L’indagine inizia quando una ragazza che si prostituisce in via Dante a Mestre avvicinata dai poliziotti della Squadra Mobile decide di raccontare la sua storia e di come è arrivata in questo angolo del Nordest. Dice di essere minorenne. Viene affidata ai servizi sociali del Comune.
Riempie pagine di verbali e fornisce numeri di telefono. Per gli investigatori coordinati dalla pm antimafia Paola Tonini si spalanca una realtà investigativa che dalla Nigeria spazia su mezza Africa l’Italia ad altri paesi Europei. Ben presto si delinea una tratta di ragazze destinate alla prostituzione in Italia ma anche in altre parti del vecchio continente.
la selezione
A Nordest l’organizzazione può contare su due nigeriane trentenni che gestiscono le ragazze assoggettate con riti voodoo, la minaccia di ripercussioni nei confronti dei famigliari in Nigeria e le botte. Quando vengono individuate nel loro paese, viene promesso alle giovani lavori vari ma devono pagare per arrivare qui.
La cifra varia tra i 25 e i 30mila euro. Quando sono qui si rendono conto di quello che le aspetta. La scelta avviene in base alle richieste di mercato.
Gli investigatori del dirigente Giorgio Di Munno dalle intercettazioni capiscono di come siano preferite molto giovani. Anche di 12 e 14 anni. A volte le richiedono magre a volte grasse.
il viaggio
L’organizzazione è capillare. Oltre ai referenti in Italia sulle strade del sesso ci sono appartenenti all’organizzazione che cercano le ragazze in Nigeria. In ogni paese attraversato per arrivare in Libia ci sono altri criminali che controllano le ragazze e fanno da base d’appoggio. Alla fine arrivate in Libia le ragazze si affidano, ignare con chi hanno a che fare, ai connazionali che trattano l’attraversata con gli scafisti libici. Questi nigeriani sono punto di riferimento anche per chi sfrutta le ragazze in Francia, Spagna e Belgio. Quindi alle ragazze prima della traversata sui barconi viene spiegato cosa devono fare una volta sbarcate in Italia. L’organizzazione ha dei referenti all’interno dei centri di accoglienza ai quali le future prostitute si affidano e dai quali ricevono le ultime indicazioni per arrivare nella città di destinazione. E qui la scoperta del lavoro che andranno a fare, dei soldi da pagare per riscattare il viaggio dei 200 euro da versare alla mamam, ogni settimana, per affittare il pezzo di marciapiede dove prostituirsi e degli altri 200 al mese da spendere per vitto e alloggio.
Bambine
Per capire chi va a prostitute sulle nostre strade c’è un esempio.
L’organizzazione richiedeva anche ragazzine di 14 e 12 anni. In un caso i poliziotti hanno sentito le telefonate in cui i referenti in Italia si preoccupavano con i complici in Nigeria di non far vedere la ragazzina durante il viaggio. Aveva 12 anni.
Ma c’è anche chi non ce l’ha fatta. Due anni fa devono arrivare cinque ragazze in Veneto. Una riesce a imbarcarsi, prima delle altre, ma durante il viaggio annega.
Lo capiscono i poliziotti che stanno intercettando al telefono gli sfruttatori. C’è poi la conferma della Capitaneria di Porto in Sicilia. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia