Tragedia in golena a Noventa, annegata la dottoressa Biason

NOVENTA. L’hanno vista camminare lungo la strada centrale del paese che conduce direttamente all’ingresso del parco fluviale di Noventa. Erano circa le 9 del mattino quando la dottoressa Caterina Biason, 50 anni, medico di base di Noventa, è uscita di casa in via Diaz, e ha raggiunto le sponde del Piave per gettarsi nelle acque gelide e percorse dalle correnti. È morta così, davanti agli occhi dei primi frequentatori dei bar di Noventa che non l’avevano neppure riconosciuta mentre camminava sola nelle prime ore della mattinata.
Indossava un accappatoio, un paio di ciabatte, sembrava molto confusa, come ipnotizzata e in trance. La donna è arrivata nel parco fluviale, ha attraversato la grande porta sotto l’argine, quindi ha camminato sul manto erboso e la stradina coperta dal fango che porta alla riva del Piave. Si è tolta quindi le ciabatte e si è lasciata andare in acqua. Le prime persone che sono arrivate al fiume, poco dopo, hanno visto che galleggiava. Era già annegata. Hanno immediatamente dato l’allarme e sul posto sono arrivati i carabinieri della stazione di Noventa e quelli del nucleo radiomobile di San Donà con i vigili del fuoco sandonatesi. Questi hanno indossato delle tute speciali per immergersi in acqua.
La riva era molto fangosa e le operazioni sono state estremamente difficoltose. Con un “mezzo marinaio”, ovvero un’asta metallica con un piccolo uncino, hanno raggiunto il corpo, a un paio di metri dalla riva, che le correnti non avevano ancora allontanato verso il mare. Lo hanno imbracato con delle funi e trascinato a riva, loro stessi legati con delle funi per non finire in acqua o imprigionati dal fondo melmoso che impediva di muoversi con agilità e in sicurezza. La donna era già spirata e sul posto sono arrivate le onoranze funebri Bustreo per ricomporre la salma e trasferirla in cella mortuaria all’ospedale di San Donà per il riconoscimento.
Non aveva segni di violenza. È stato chiaro immediatamente che non era stato un incidente, ma un suicidio. Inizialmente si pensava, visto che non aveva documenti con sè, a una straniera. Nessuno l’aveva ancora riconosciuta. Nessuno ha capito subito che quella donna era la dottoressa Biason, anche perché non la si vedeva spesso e da tempo soffriva di un forte esaurimento.
Nel frattempo i parenti, in particolare il marito, Eduardo Pedatella, generale dell’Esercito in pensione, attivo nella protezione civile, non vedendo la dottoressa in casa, hanno iniziato a cercarla, quindi è venuto il sospetto che il corpo ritrovato potesse essere il suo e il marito è stato chiamato per il riconoscimento.
I primi testimoni hanno raccontato di averla vista camminare piuttosto velocemente. Sono rimasti stupiti dalla visione di una donna in ciabatte, ma non hanno pensato di seguirla subito. Non credevano che andasse incontro alla morte con tanta determinazione e quando hanno pensato di andare a vedere, ormai era tardi.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia