Traffico di Rolex all'aeroporto di Venezia: «Andava avanti da dieci anni»

La confessione di Rosa, il finanziere punto di riferimento dei gioiellieri Romano. La Procura ha chiuso le indagini: 350 pezzi al mese da Hong Kong evadendo l’Iva

VENEZIA. L’idea era sfacciata e lucrosa a molti zeri: comprare Rolex ad Hong Kong, senza quindi pagare l’Iva - migliaia e migliaia di orologi, a ritmo di 350 al mese - stiparli in pesantissimi trolley, “bagaglio a mano” nei voli per l’Europa e una volta in Italia rivenderli a prezzi concorrenziali, sbaragliando il mercato.

Per funzionare, il traffico esentasse di orologi di lusso, doveva ovviamente poter contare su un complice in divisa all’aeroporto Marco Polo, che facesse uscire le valigette piene di danaro contante e rientrare quelle di Rolex. Senza passare la dogana. Un affare ultra milionario in barba a tutte le norme fiscali, “ripulito” da false fatture di acquisto predisposte da società satellite in Olanda, per far apparire pagata l’Iva al momento dell’importazione. Talmente spudorato nei numeri che la stessa Rolex si era insospettita per la diffusione in Italia di suoi orologi. Dopo due anni di indagini della Guardia di Finanza, coordinata dal procuratore aggiunto Stefano Ancilotto, la scorsa estate sono scattate le manette per gioiellieri e agenti. Nei giorni scorsi, a firma della pubblico ministero Elisabetta Spigarelli, la Procura ha chiuso le indagini, depositando gli atti e preparandosi così al processo.

Dalla lettura del capo d’imputazione, la sorpresa che il ricco via-vai con Hong Kong durava da quasi dieci anni.

È stato proprio il finanziere in forza all’aeroporto Marco Polo, Nicola Rosa (45 anni, residente a Favaro Veneto, difeso dall’avvocato Alessandro Rampinelli) a raccontare agli investigatori che il traffico seguito per due anni dai suoi colleghi delle Fiamme Gialle, in realtà aveva avuto inizio già nel 2010, tanto che nei primi anni lo “stipendio” per lui - per fargli chiudere tutti e due gli occhi - era stato di mille euro per ogni viaggio mensile, salito poi a 1600 negli ultimi anni. E’ accusato anche di frode ai danni della stessa Finanza.

A pagare e ad arricchirsi - secondo il quadro ricostruito dalla Procura - sono stati i gioiellieri trevigiani Vito Romano, con il figlio Pietro e (negli ultimi mesi) anche la giovanissima figlia Giulia (difesi dall’avvocato Maurizio Paniz, per Vito insieme all’avvocata Alessandra Plateo), il gioielliere napoletano Luca Silvestri, il tuttofare vicentino Stefano Pizzolato (avvocata Federica Coghetto). Il traffico di Rolex e Omega - contesta la Procura - seguiva anche rotte romane attraverso l’aeroporto di Fiumicino ed è così finito indagato per corruzione aggravata anche un poliziotto della Polaria, Massimiliano Venuto (difeso d’ufficio dall’avvocata Serena Pancin). Resta aperto un procedimento sull’ingresso illegale di orologi da altri aeroporti e sui negozianti indagati per ricettazione, perché acquistavano i Rolex ben sapendone la provenienza: indagini ormai alle battute finali.

Per tutti la possibilità di patteggiare a condizione però - alquanto onerosa, visto il valore plurimilionario del traffico - di pagare prima l’Iva evasa, interessi e sanzioni pari al 100%.

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