I sindaci del litorale contro i maranza: «Giovani troppo violenti». Ecco le contromisure per l’estate
Risse, schiamazzi, monopattini spericolati e vandalismi: i “maranza” allarmano San Donà e Jesolo. I sindaci Teso e De Zotti rispondono con zone rosse, Daspo, fogli di via, controlli e investimenti in sicurezza

Risse, schiamazzi, spaccio: i maranza sono un problema sia a San Donà sia a Jesolo. Durante l’inverno si ritrovano sulle rive del Piave provenienti da tutti i paesi limitrofi. E, con la bella stagione, si trasferiscono sul litorale soprattutto nel fine settimana.
Ecco perché i sindaci di San Donà e Jesolo, rispettivamente Alberto Teso e Christofer De Zotti, si trovano spesso a discuterne per affrontare il problema e cercare possibili soluzioni. Che sono più o meno sempre le stesse: controlli serrati delle polizie locali, con l’intento di collaborare dove possibile con apporto di agenti, azioni interforze, regolamenti concepiti appositamente, fiato sul collo.
A San Donà c’è stata, ad esempio, la guerra dichiarata agli spericolati sui monopattini elettrici, con una cinquantina di sanzioni. A Jesolo, ordinanze contro vetro e alcol e sanzioni a raffica per i trasgressori.
Il caso San Donà
Per affrontare il problema maranza, neologismo del sottogruppo che raccoglie scapestrati, pusher e ciondolanti dall’abbigliamento volutamente trasandato, il Comune ha pensato addirittura di chiedere l’istituzione della zone rossa come a Jesolo.

Gli ultimi due episodi di scontri e violenze in via Ancillotto, hanno riacceso il dibattito.
«La zona rossa», spiega il sindaco, Alberto Teso, «individua aree urbane caratterizzate da fenomeni di criminalità diffusa e situazioni di degrado, oppure zone in cui la movida porta a notevole concentrazione di persone, che possono creare problemi di microcriminalità e pericoli per l’ordine pubblico. A San Donà, nonostante la densità abitativa in aumento e il grande afflusso quotidiano di giovani, un polo scolastico di diecimila studenti, le forze dell’ordine non rilevano particolari situazioni di degrado o pericolo».
«La sicurezza urbana», aggiunge, «viene spesso determinata dalla percezione che i cittadini ne hanno, un po’ come accade per la pulizia e la gestione dei rifiuti: chi vive in un’area ben tenuta e ordinata, si inalbera di fronte a un cestino colmo o un sacco abbandonato. Anche se la situazione generale è molto buona. Così è per la pubblica sicurezza. Un singolo episodio o un’area frequentata da stranieri trasformano immediatamente la città una sorta di Bronx percepito, che non ha alcun legame con la realtà».
«Questo non significa certo minimizzare o sottovalutare specifiche situazioni di pericolo», rileva il primo cittadino, «che sicuramente esistono e vanno affrontate caso per caso, con gli strumenti che l’ordinamento mette a disposizione. Prima la prevenzione e quindi la repressione, con l’impiego delle forze dell’ordine e tutta la dotazione di strumenti che possiamo loro fornire».
«Sul fronte della sicurezza» , conclude, «noi abbiamo investito in due anni quasi mezzo milione di euro sulla nostra polizia locale aumentando il numero degli agenti, passati da 24 a 29 e fornendo tutte le dotazioni possibili: 5 agenti in più, 58 nuove telecamere, taser, unità cinofila antidroga entro l’anno, nuovo comando e nuovi mezzi».
La strategia a Jesolo
Nei primi fine settimana di grande affluenza al lido, puntuali sono arrivate orde di ragazzi dal triveneto che hanno animato i locali e le piazze.
Ma, nel cuore della notte, hanno alcuni di questi gruppi hanno iniziato a rompere tutto, causare danni ai locali. Un pubblico esercizio nella zona di piazza Mazzini è stato già chiuso 15 giorni a causa di ripetute risse.

«Ci sono più aspetti da analizzare», premette il sindaco, Christofer De Zotti, «e il primo è di ordine sociologico, legato al ruolo genitoriale che manca nel vissuto di questi giovani. Sono abituati ad avere solo diritti, nessun dovere. Non temono i risultati delle loro azioni neppure dal punto di vista penale. Oggi le leggi non ci permettono di fare molto e questi giovani lo sanno».
«Dobbiamo affrontare il problema assieme a tutti i sindaci», aggiunge De Zotti, «adeguare i regolamenti di polizia locale alle nuove tendenze. Pensiamo ai provvedimenti adottati contro la diffusione di vetro e lattine, alle ordinanze anti alcol, ai controlli serrati sulle strade. Il risultato è che tre anni fa, quando ci siamo insediati al governo della città, si parlava di grandi risse, coltellate, rese dei conti negli ambienti criminali. Oggi questi problemi non ci sono più».
«Le zone rosse applicate in accordo con la Prefettura», ricorda, «hanno avuto successo con la sperimentazione durante i primi ponti in aprile e maggio e saranno ripetute anche in altri momenti della stagione contrassegnati da grande affluenza di turisti e pendolari. Ma le zone rosse sono l’extrema ratio, l’’ultima soluzione possibile, perché c’è prima un lavoro da fare che noi stiamo svolgendo. Non vogliamo certe persone nella nostra città e deve essere chiaro. Fogli di via, Daspo, hanno dato risultati».
«Le leggi», conclude, «devono essere inasprite, queste persone devono avvertire il nostro fiato sul collo. Costringere un giovane all’obbligo di firma il sabato e la domenica, non permettergli di entrare in città per combinare guai. Sono provvedimenti chiari che limitano la loro libertà di movimento». E salvaguardano la legalità
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