Traffico di droga, altri due patteggiamenti
Anche gli ultimi indagati per l’operazione antidroga soprannominata «Barena» dei carabinieri del Nucleo investigativo di Venezia sono finiti a giudizio o hanno chiuso i loro conti con la giustizia grazie al patteggiamento. Il giudice dell’udienza preliminare Massimo Vicinanza ha letto la sentenza che riguarda l’ex presidente della Pro Loco del Cavallino, l’albergatore Davide Vianello, e il mestrino Stefano Padovan, i loro difensori hanno trovato l’accordo con il pubblico ministero Carlotta Franceschetti: il primo per cinque mesi, il secondo per sei mesi, periodi che vanno ad aggiungersi a quella alla quale sono già stati condannati. Vianello, infatti, era stato «pizzicato»alla frontiera di Trieste con nove chili di droga che stava portando a Venezia, mentre Padovan era stato arrestato a Favaro con 60 grammi di cocaina. Aveva raggiunto l’accordo per otto mesi di reclusione anche l’ex dipendente dell’Agenzia delle Entrate Stefano Maria Polesello, ma il giudice Vicinanza ha ritenuto incongrua la pena, così Polesello è stato rinviato a giudizio.
L’ex dipendente pubblico si troverà ad essere processato assieme ad altri imputati il 28 aprile: ci saranno Chiara Vaccher la compagna di colui che è stato ritenuto il maggior responsabile del traffico di cocaina scoperto dai carabinieri, Massimo Dabalà, che invece è uscito dall’inchiesta patteggiando cinque anni di reclusione. Poi il sudanese residente a Mira El Qualihaj Ilamed e il marocchino Monir Almeni. E’ già in corso, invece, il processo nei confronti dei trevigiani Mariano Bonato e della figlia Maria, di Giavera del Montello, ritenuti coloro presso i quali Dabalà si riforniva di cocaina per poi spacciarla nella terraferma veneziana. La prossima udienza è prevista per il 24 marzo. Nella stessa giornata e davanti ai giudici dello stesso Tribunale ci sarà anche il commercialista veneziano Renzo Menegazzo, che a favore di Dabalà si sarebbe «prestato a coadiuvare in tutti gli investimenti da lui realizzati», essendo amministratore unico della «Signe srl», società proprietaria dei beni immobiliari e mobiliari del trafficante. Il pubblico ministero Carlotta Franceschetti, dopo aver ottenuto dalla Corte di cassazione l'interdizione dalla professione per due mesi di Menegazzi ha chiesto il suo rinvio a giudizio, ma i suoi difensori, gli avvocati Daniele Grasso e Federica Bertocco, avevano chiesto e ottenuto il rito immediato. Niente udienza preliminare, quindi, ma direttamente il processo davanti al Tribunale.
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