Terminal storico, scatta l’appello: «Fusina merita investimenti»
Centottantamila visitatori, vaporetti per Zattere e Alberoni ma gli edifici pubblici ora stanno crollando a pezzi

La voglia di crescere e investire c’è. Proprio in questi giorni il Porto di Venezia ha indetto la conferenza di servizi sul progetto della Fusina Terminal Srl che porterà tra campeggio e darsena, con una spesa di oltre 3 milioni di euro, alla creazione di un nuovo fabbricato che ospiterà foresteria, negozi, centro benessere e Spa con piscina, bar, sala conferenze.
«Ma ci serve anche un aiuto pubblico». Perché il terminal di Fusina, lo storico collegamento tra terraferma e centro storico, da tempo «è stato abbandonato a sé stesso e non è valorizzato».
Il campeggio (con parti progettate dal noto architetto Carlo Scarpa), parcheggio e linee di trasporto sono della Holding Terminal Fusina che controlla Attf, Azienda trasporti turistici Fusina che svolge servizi commerciali e la Terminal Fusina Venezia per i servizi di linea.
Un gruppo creato dall’avvocato Giorgio Falcon e soci, che aveva acquistato le terre a fianco del naviglio Brenta, il più antico e importante punto di accesso a Venezia.
Oggi è guidata dall’architetto Paolo Falcon, da Claudio Valente, direttore tecnico del terminal e presidente di Attf, e da Antonio Stifanelli (ex direttore generale di Actv e presidente di Pmv, la società del tram) consigliere delegato oltre che dall’avvocato Marco Falcon e dal padre Giandomenico.
Le due linee di trasporto acqueo sono in subconcessione dal 1997 alla società del gruppo, la Terminal Fusina Venezia, che ora opera in partnership con Alilaguna. Nei giorni scorsi è stata rinnovata la concessione del trasporto di linea per Zattere e Alberoni.
Il Terminal di Fusina, alla fine di via Moranzani, convive con un affaccio pubblico storico alla laguna. E qui l’abbandono si manifesta: quella che era una bella stazione del treno-tram, con galleria e un bar in un edificio del ‘600 oggi è diroccata e una parte ha il tetto crollato.
Sono sparite le vecchie piastrelle di rivestimento. Diroccati anche edifici vicini, di altri proprietari privati.
Dagli anni Novanta il bar è dentro un container. E l’edificio storico, di proprietà di Comune e Demanio, è transennato. Pare una landa desolata ma l’area che è tutt’altro che morta.
Si stimano in almeno 180 mila gli utilizzatori l’anno, tra ospiti del campeggio da mille posti, turisti e pendolari che usano i 4 vaporetti per arrivare a Venezia e agli Alberoni. Qui arrivano i locali, per prendere il sole e rilassarsi con la bella stagione, o per andare, anche in bici, fino alle spiagge dell’isola.
Ci arrivano frotte di ciclisti che percorrono via Moranzani, costeggiando la grande area della bonifica del Vallone, per allenarsi.
E sono arrivate le navi da crociera. Ma neanche il business ha spinto per un miglioramento dell’arredo pubblico e dei servizi, salvo rifare i percorsi pedonali ma senza piante e alberi.
Oggi che la giunta punta, con il Pums (Piano urbano di mobilità sostenibile) a realizzare nuovi terminal (lo scavo del Montiron o i collegamenti San Giuliano-Pili), Fusina non è considerato, dicono dal Terminal.
«Eppure se curato potrebbe essere perfetto per i collegamenti con Venezia anche dalla Riviera del Brenta, oggi zona a forte attrazione turistica, e Padova», dice la società.
Qui arriva solo la linea 16 di Actv (con corse solo in determinati orari). Altrimenti si usa l’auto o la bici. Meglio via Naviglio perché da Marghera la viabilità è complicata. Recuperare il vecchio edificio permetterebbe di creare un punto informazioni, una caffetteria, una area di accoglienza per turisti e pendolari.
Il Fusina-Zattere porta circa 150 mila persone l’anno, il servizio per gli Alberoni ne porta altri 40 mila e si può portare anche la bici a bordo. Tutto l’anno è usato da medici e infermieri diretti al San Camillo.
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