Tasse non pagate il Comune di San Vito contro il Patriarcato
Il Comune di SanVito di Cadore si costituisce in giudizio davanti alla commissione tributaria provinciale per difendersi dal ricorso presentato dalla Fondazione di culto “Opera fides intrepida” contro l’avviso di accertamento Ici 2008, 2009, 2010 e 2011 e Imu 2012. Continua dunque il braccio di ferro. La giunta, guidata dal sindaco Andrea Fiori, ha affidato l’incarico all'avvocato Maurizio Bonazzi di Bologna di rappresentare il Comune per resistere al nuovo ricorso contro gli accertamenti Ici ed Imu che sono stati notificati. Gli immobili oggetto del contendere sono di proprietà di una Fondazione di culto del Patriarcato di Venezia.
Si tratta dell’edificio noto come “casa della gioventù”, che si trova nella frazione di Chiapuzza. Secondo l’amministrazione, la struttura viene utilizzata come casa vacanze a scopo di lucro; secondo la Fondazione, invece, è solo un luogo di culto e pertanto non deve pagare l’Ici. Con l'amministrazione Fiori si sono intensificati i controlli sui pagamenti dell’Ici e dell’Imu ed è risultato che la Fondazione dal 2006 non aveva pagato le imposte dovute. Il municipio, non vedendo arrivare nelle proprie casse i soldi dell’Ici 2006 e 2007 di alcuni immobili, invia l’avviso di accertamento per chiedere il denaro; ma la Fondazione risponde con un ricorso presso la Commissione tributaria provinciale contro il provvedimento di accertamento.
Il Comune di San Vito non ci sta e resiste al ricorso. «Abbiamo già vinto i ricorsi per il 2006 e il 2007», spiega il sindaco Andrea Fiori, «e ora per gli anni a seguire ne hanno presentato un altro. Quindi faremo lo stesso iter. Il 7 marzo ci è stato notificato il ricorso e ora abbiamo affidato l’incarico all'avvocato Bonazzi per difendere la comunità. Fanno i furbi e cercano di non pagare l’Ici e l’Imu dovuta. Nello stabile gli alloggi vengono infatti affittati come stanze per villeggiatura. Quindi di fatto è una concorrenza agli alberghi, che diventa sleale se non si pagano le tasse dovute. Noi non discutiamo sul fatto che la “casa della gioventù” venga usata per fini turistici, ma non ci possono dire che è un luogo di culto. Forse dentro diranno anche qualche preghiera, ma non è un luogo di culto. L’immobile ha una cubatura importante, è grande, e può ospitare parecchie persone; quindi la Fondazione ha un guadagno ad affittare i locali e il Comune chiede solo quanto dovuto relativamente all’imposta sugli immobili».
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia