Taser alle forze dell’ordine di Venezia, tutto da rifare. Il ministero blocca la sperimentazione

MESTRE. Il Viminale smonta il taser al Comune e alle forze di polizia. Tutto da rifare, dunque, per la sperimentazione della pistola elettrica a Venezia. Nei giorni scorsi il ministero dell’Interno ha disposto il ritiro delle pistole elettriche assegnate alle forze di polizia in diverse città italiane. Il motivo sarebbe da ricercare in alcuni problemi durante la fase di prove balistiche. E dopo l’annuncio con fanfare ai tempi del governo Conte I con Matteo Salvini ministro, il dietrofront ha colto di sorpresa le amministrazioni locali oltre che le forze dell’ordine del territorio.
Un passo indietro. A inizio anno, palazzo Chigi aveva dato l’ok alla modifica del decreto del 1991 che stabiliva le caratteristiche dell’armamento in dotazione alle forze dell’ordine. Si trattava di un passo in avanti dopo il periodo di sperimentazione che dal 2018 aveva coinvolto ben 11 città in tutta Italia, non senza critiche da parte delle associazioni per i diritti umani secondo cui si tratta di uno «strumento di tortura». Tra queste non figurava Venezia, che aveva dato sì il via libera alla sperimentazione ma il provvedimento (marzo 2019) aveva riguardato solamente il corpo di polizia locale. Un provvedimento reso possibile grazie a una norma del decreto sicurezza di Salvini che lasciava carta bianca alle amministrazioni locali di decidere a proprio piacimento sull’uso dell’arma.
Fatto sta che tra dispositivi messi a disposizione in tutta Italia per polizia, carabinieri e guardia di finanza, circa una decina di taser sarebbe dovuta arrivare nei commissariati e nei comandi di Venezia. Era già stato individuato il fornitore, avviati i percorsi di formazione e l’addestramento degli operatori. Ora, però, è tutto da rifare dopo la circolare dell’ufficio di coordinamento e pianificazione del Viminale che ha comunicato «la non aggiudicazione» delle pistole elettriche dell’azienda Axon Public Safety Germany, ex Taser International», che lo scorso anno aveva vinto la gara per la fornitura delle stesse pistole, modello TX2 (l’ordinanza inoltre ha disposto il ritiro delle armi). E nel frattempo, scoppia la polemica. A Ca’ Farsetti, l’iter per la sperimentazione era già stato completato e i due taser da assegnare in dotazione agli agenti erano già arrivati.
Pioggia di critiche dall’assessore alla sicurezza urbana, Giorgio D’Este: «Siamo stanchi di vedere che puntualmente i nostri uomini corrono rischi nell’esercizio del loro lavoro di controllo delle strade, i quali devono essere messi nelle condizioni migliori di svolgere il proprio compito. Resta la nostra ferma intenzione di dotare i reparti operativi del taser, il governo si assuma le proprie responsabilità». Per il corpo di polizia locale, la sperimentazione avrebbe riguardato una trentina di agenti per i quali era previsto un percorso formativo di ben 24 ore incentrato sulle conseguenze sanitaria legate all’utilizzo dell’arma e sul trattamento sanitario delle persone colpite.
L’avvio della sperimentazione era stato accolto con soddisfazione anche dai sindacati delle forze dell’ordine. Ora c’è perplessità di fronte allo stop, come spiega Mauro Armelao (segretario regioanel Fsp Polizia di Stato): «Sicuramente il nuovo bando prolungherà i tempi di consegna di questo importante strumento di difesa che noi chiediamo da lungo tempo insieme a protocolli di utilizzo uniformi per tutti i Corpi e che non si traducano in ulteriori fonti di rischio per gli appartenenti al comparto. Il lungo periodo di sperimentazione ha dato risultati ottimi, con situazioni di pericolo che sono state risolte in tempi brevi e quasi sempre senza che il taser fosse nemmeno utilizzato, essendo bastato il solo mostrarlo. In tutti i casi, è fin troppo ovvio quanto preferibile sia l’utilizzo di un impulso elettrico per fermare un soggetto fuori controllo piuttosto che l’uso delle mani, che troppo spesso vede gli operatori riportare conseguenze anche gravissime come testimoniano le cronache degli ultimi giorni o, peggio, l’uso dell’arma d’ordinanza. Siamo fin troppo in ritardo nell’adozione di uno strumento che, a dispetto delle critiche rappresenta un passo avanti per una più moderna gestione delle sicurezza Ora non ci resta che aspettare sperando che ultimate le fasi del nuovo bando venga consegnato senza effettuare altre sperimentazioni ma partire già con i corsi di abilitazione e successiva consegna in tutte le città italiane». —
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