Super sequestro di beni al “professore”

L’ultimo arresto, nel giugno del 2014, aveva visto il “Professore” finire in manette assieme ad un ristoratore della Riviera del Brenta e a uno spagnolo trafficante. Accusa: traffico internazionale di sostanze stupefacenti e sequestro di 6 chili di cocaina in sasso e 26 chili di hashish.
Ora per il “professore”, ovvero l’immobiliarista vicentino Ferruccio Pozza, 55 anni, è scattato anche un ingente sequestro di beni immobili: sigilli a 64 tra appartamenti, comprese alcuni interi palazzi, capannoni e terreni. Tutti nella provincia di Vicenza.
Si tratta di una misura di prevenzione patrimoniale, richiesta dal Procuratore di Vicenza Cappelleri, al termine delle indagini della Squadra Mobile di Venezia, diretta da Angela Lauretta, che aveva messo le mani sul tesoro immobiliare del trafficante di droga. Valore catastale, almeno 5 milioni di euro. Immobili che Pozza deteneva attraverso la società Antea Srl e che aveva intestato a dei prestanome, come l’ex convivente. Sempre dal carcere di Vicenza Pozza aveva dismesso le sue quote passandole ad un’altra persona.
Insomma, cercava di preservare il suo “tesoro” di appartamenti, terreni e capannoni tutti affittati e che producevano evidentemente un importante reddito, forse proprio per evitare sequestri che sono ora più facili per le forze dell’ordine grazie alle recenti modifiche al codice antimafia (decreto legislativo 159 del 2011).
Un patrimonio «sospetto e pericoloso perché ritenuto provento dell’attività di narcotraffico», spiega la dirigente della Mobile veneziana, annunciando l’importante sequestro in Questura a Venezia, ieri.
L’attività criminale di Pozza risale infatti al 2006, gli anni in cui il suo nome finisce nelle indagini della Squadra Mobile veneziana impegnata nel combattere l’ondata di droga che finisce nelle piazze veneziane, della Riviera del Brenta come delle spiagge del litorale veneziano. E ci ritorna più volte, anche nel giugno del 2014 con l’ultimo provvedimento restrittivo eseguito dalla Mobile su direzione della Dia, direzione distrettuale antimafia di Venezia che emette un mandato di carcerazione nei confronti di Pozza e altri. L’operazione porta anche all’arresto in flagranza per la scoperta di un ingente carico di hashish, ben 7 chili, droga proveniente dalla Spagna dove Pozza ha aperto anche una propria agenzia immobiliare. E saltano fuori anche una ventina di chili di cocaina, pura al 90 per cento.
Una carriera criminale che inizia con alcuni reati contro il patrimonio, si sviluppa nel traffico di droga e porta con sé anche alcuni episodi di fallimento. Delle agenzie immobiliari, aperte per gestire il patrimonio di immobili, Pozza si era poi disfatto proprio temendo il sequestro che è arrivato ieri, mentre lui è recluso nel carcere di Vicenza, con la misura di prevenzione patrimoniale disposta dal Procuratore vicentino Cappelleri. Sulla base di un corposo fascicolo di indagine della Squadra Mobile che, anche grazie alle intercettazioni, ha scoperto che quegli immobili, gestiti da altre persone, continuavano comunque ad essere riconducibili a lui che ne riscuoteva i fitti e teneva i rapporti con le banche. «Negli ultimi anni è emerso con evidenza che è importante colpire i patrimoni criminali oltre a perseguire le condotte criminali. Il sequestro produce effetti immediati rilevanti», dice la dirigente Lauretta. Per il valore del sequestro, la operazione è tra le prime del Veneto.
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